Tutto sullo storico Sei Nazioni 2024 dell’Italia di rugby

L’Italrugby aspettava da anni un Six Nations come quello appena concluso, con prestazioni convincenti e la sensazione di potersela giocare con tutti. Andiamo a scoprire cos’è cambiato in questa squadra profondamente rinnovata.

Italrugby, l’arrivo di Quesada e le basi messe da Crowley

Due vittorie, un pareggio, due sconfitte. Il bilancio finale della nazionale italiana di rugby al Sei Nazioni 2024 è da stropicciarsi gli occhi e mette le basi per un futuro di grande prospettiva. Il gruppo azzurro, guidato dal capitano Michele Lamaro e dall’allenatore argentino Gonzalo Quesada, arrivato appena quattro mesi fa sulla panchina dell’Italia, è infatti sembrato pronto, dopo anni di promesse non mantenute, a fare la storia.

Le vittorie contro Scozia e Galles hanno fatto il paio con la grande prestazione con la Francia, contro cui è arrivato un pareggio solo a causa di un calcio sfortunato sbagliato da Paolo Garbisi nell’overtime. Una vittoria contro i francesi, una delle formazioni più forti al mondo, avrebbe regalato agli azzurri uno score ancora più sorprendente.

Rugbisti, bandiera italiana e logo 6 Nazioni

I risultati storici dell’Italia del rugby al 6 Nazioni 2024

Anche le sconfitte contro Irlanda e Inghilterra hanno lasciato sensazioni positive. Contro gli irlandesi infatti, nonostante l’Italia sia stata battuta nettamente, è venuto fuori il carattere di una squadra che non ha mollato e che è riuscita a tenere il passivo entro un limite accettabile. Con l’Inghilterra, invece, il XV italiano a sprazzi ha mostrato che, in un altro contesto tattico, con un match incanalato in maniera meno fisica, avrebbe potuto giocarsela in maniera più convinta.

La chiave di questa nazionale finalmente vincente è la nuova impostazione strategica data da Gonzalo Quesada. Arrivato in panchina nello scetticismo generale, il tecnico argentino in pochi mesi è riuscito a sistemare i punti deboli di un gruppo che in quanto a talento aveva già fatto vedere delle cose importanti, ma che stentava a trovare fiducia e struttura.

I miglioramenti difensivi sono quelli che saltano più all’occhio. L’Italia è la squadra che ha placcato di più nel Sei Nazioni e si è vista una linea sempre compatta, soprattutto negli ultimi cinque metri, con difese arroccata stupefacenti per applicazione e organizzazione. Può sembrare cosa da poco, ma riuscire a tenere insieme una linea difensiva come quella mostrata dall’Italia, ad esempio, contro la Scozia, è un aspetto determinante nella crescita della compagine italiana.

Legata a stretto filo con la crescita dell’organizzazione difensiva c’è la disciplina. L’Italia ha concesso pochi falli, soprattutto nella sua metà campo, e questo le ha permesso di non regalare punti semplici alle squadre avversarie. Ci è riuscita grazie alla grande attenzione difensiva e anche con una condizione atletica che le ha permesso di restare nel match, ad alto ritmo, anche negli ultimi 20 minuti del match: da sempre il calo finale era invece uno dei punti deboli di questa squadra.

Il segreto, in questo caso, va cercato nella qualità dei cambi della panchina azzurra, che grazie al lavoro dell’ex tecnico Kieran Crowley può contare su numerosi elementi di ottima caratura. Si tratta di una circostanza inedita per l’Italia del rugby, che ha sempre avuto difficoltà a proporre cambi all’altezza. Oggi, invece, si sfrutta la visione del predecessore di Quesada, che della costruzione di una rosa profonda aveva fatto il manifesto della sua esperienza sulla panchina italiana.

Garbisi, Ruzza, Brex, e gli altri: l’importanza dei singoli

Quando arrivano risultati come quelli fatti registrare dall’Italia in questo Sei Nazioni 2024 è chiaro che devono allinearsi diversi fattori in maniera funzionale. I miglioramenti di squadra, in questo caso, si sono innestati sugli ottimi periodi di forma di alcuni giocatori decisivi per alzare il livello del gioco italiano. Paolo Garbisi, ad esempio, è riuscito a mostrare tutto il suo repertorio, facendo vedere perché è considerato uno dei numeri 10 più interessanti del rugby internazionale.

Il ventitreenne veneziano arrivava da un periodo pieno di alti bassi, con il passaggio da Montpellier a Tolone e tante prestazioni di scarsa personalità in maglia azzurra. In questo torneo ha preso la squadra per mano, sia in difesa che in attacco, e anche se può sicuramente migliorare nel gioco al piede, dal punto di vista del carisma ha dato un contributo decisivo.

Federico Ruzza, seconda linea del Benetton Treviso, ormai una colonna di questa squadra, si è confermato una certezza in touche e il suo apporto è stato cruciale per mettere a posto una rimessa laterale nella quale l’Italia, negli ultimi due anni, aveva sofferto tremendamente. E ancora, va sottolineato il torneo di Nacho Brex, che da secondo centro è ormai diventato una minaccia per chiunque si trovi davanti.

Menoncello, Fischetti, Ioane, Lynagh..sono tanti i nomi che andrebbero menzionati. Di certo, la sensazione è che questa squadra, con Quesada appena arrivato in panchina, abbia amplissimi margini di miglioramento e che nel prossimo biennio ci si possa togliere delle soddisfazioni importanti.

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