Il Tar del Lazio cancella la maximulta di AGCOM a Google

La sentenza del Tar del Lazio, che cancella la multa da 750mila euro comminata da AGCOM a Google per violazione al divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, è importante soprattutto perché crea un precedente giudiziario.

Tar del Lazio annulla la multa di AGCOM a Google

Logo Google, logo AGCOM

Google evita la maxi multa di AGCOM

Risparmiare 750mila euro è qualcosa che sposta molto per singoli imprenditori o piccole aziende, non certo per multinazionali e colossi come Google. Tuttavia, quanto da poco deciso dal Tar del Lazio, è importante soprattutto ai fini giurisprudenziali. Bisogna però fare un passo indietro, ovvero al luglio del 2022 quando AGCOM comminò una sanzione da €1,45 milioni complessivi per pubblicità al gioco d’azzardo.

I destinatari della sanzione erano Google Ireland Limited per 750.000€ e TOP ADS ltd per 700.000€. Quest’ultima società aveva pubblicato diversi video pubblicitari sul proprio canale YouTube denominato “Spike”, inerenti a vincite ottenute su vari casinò online. La sanzione, dunque, colpiva la società autrice della violazione dell’art.9 del Decreto Dignità ma anche Google, in quanto controllante di YouTube che aveva ospitato i contenuti.

Alla sanzione si accompagnava l’ordine di rimozione di quei contenuti entro una settimana dall’ordinanza. Nel novembre 2022, il Tar del Lazio aveva sospeso la multa di AGCOM per la parte riguardante Google, in attesa di un pronunciamento definitivo che è arrivato nei giorni scorsi. Il Tar ha ufficialmente cancellato la sanzione, e la parola chiave si chiama “hosting”.

Tar, sanzioni e hosting provider: cosa cambia

La questione dirimente sulla sanzione in oggetto è proprio la responsabilità degli hosting provider, ovvero delle aziende o siti che mettono a disposizione spazi virtuali da vendere a degli inserzionisti. In questo caso, il Tar del Lazio ha confermato il suo orientamento, secondo il quale il mero servizio di hosting non vale come compartecipazione alla realizzazione di contenuti illeciti.

A questo punto è interessante confrontare il caso di Google con quello di Facebook, visto che sempre il Tar del Lazio aveva nei mesi scorsi respinto il ricorso di Meta per una sanzione del tutto analoga, 750.000€. La differenza è sottile ma sostanziale, e può costituire un precedente fondamentale per il futuro del marketing digitale in Italia.

In sostanza, Google si è limitata a offrire uno spazio virtuale su YouTube a soggetti che poi lo hanno utilizzato per diffondere contenuti illeciti. Meta, invece, non è stata condonata poiché avrebbe permesso, a inserzionisti con profili business, di targetizzare per il pubblico italiano dei contenuti in violazione al divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, come da menzionato articolo del Decreto Dignità.

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