Intervista esclusiva: Filippo Tramontana tra Inter, Allegri, Lukaku e…

In questa intervista esclusiva, il giornalista e telecronista neroazzurro Filippo Tramontana, ci parla di Inter a 360 gradi, tra campionato e calciomercato. Ci ha detto la sua anche sulla questione giovani esordienti, sulla Nazionale, sulla situazione del calcio femminile in Italia e su una certa “Marotta League”.

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Qui puoi trovare l’intervista integrale che la nostra redazione ha realizzato in esclusiva con il giornalista sportivo Filippo Tramontana.

Partiamo dal recente passato, l’Inter è reduce da un altro successo in Supercoppa dopo l’eliminazione della Coppa Italia. È stato un bel segnale tornare alla vittoria e fa anche ben sperare per il proseguo della stagione. Quale altro titolo pensi che avrà l’Inter in bacheca entro l’estate?

Allora sicuramente è stata una vittoria importantissima perché ti consente comunque di finire la stagione con un trofeo vinto e non è una cosa banale perché noi tifosi siamo anche abituati a non vincere e, quindi, quando vinci qualcosa devi essere sempre molto felice. Deve essere sempre accolta come qualcosa di speciale. Cosa spero più che altro di mettere in bacheca a fine anno, è chiaro che mi aspetto di vincere lo scudetto.

Spero che lo scudetto possa arrivare, sarebbe una coppa importantissima perché sarebbe il ventesimo scudetto per l’Inter e uno storico perché sarebbe quello della seconda stella e quindi io mi auguro, visto che l’Inter sta andando abbastanza bene, anzi molto bene, che quella sia la prossima coppa da mettere in bacheca.

Hai tirato in ballo lo scudetto, al momento siete a qualche punto sopra la Juve, però quest’anno è tornato questo testa a testa. Sarà un motivo in più per gioire a fine stagione oppure il timore di un contro sorpasso c’è?

È chiaro che se l’Inter dovesse vincere lo scudetto ai danni della Juve, sarebbe un motivo di doppio festeggiamento. La vittoria dello scudetto già di per sé ti fa festeggiare, poi aver battuto una storica rivale come la Juve, è chiaro che sarebbe un motivo di un doppio festeggiamento. Io comunque mi accontento di vincere lo scudetto, poi contro chi è sempre relativo, se vinci contro il Milan, cosa che non c’è successa due anni fa, o se vinci contro la Juve che spero succeda quest’anno, la festa è doppia. Quello sicuramente.

Quindi dovrete stare in allerta fino alla fine?

Beh, certo, manca ancora molto alla fine del campionato, i punti non sono quelli che aveva il Napoli l’anno scorso sulla seconda che erano 15 o 16, quindi siamo punto a punto. Sognare si può, perché l’inter gioca bene, sta vincendo tantissime partite, ha vinto anche contro la Juve, quindi è chiaro che lo tocchi con mano questo scudetto. Detto questo, mancano tre mesi alla fine del campionato, è ancora molto lunga e quindi bisogna stare coi piedi per terra. Poi ricomincia la Champions, ci sono tante variabili, quindi, ripeto, piedi per terra.

Gli obiettivi dell’Inter quest’anno sono stati dichiarati fin da subito, pensi che la dirigenza si sia mossa bene nelle sessioni di mercato estive e invernali? E come valuti fino adesso il rendimento degli acquisti che l’Inter ha fatto la scorsa estate?

Filippo Tramontana

Il giornalista sportivo Filippo Tramontana

Si è mossa molto bene, non solo quest’anno ma anche gli anni scorsi. Quest’anno ha completato una squadra. Ha perso tantissimi giocatori l’Inter quest’anno, molti giocatori, ma anche molto forti, dei punti di riferimento. Faccio i nomi di Skriniar, di Brozovic, di Lukaku, poi ha cambiato tanto, con Onana in porta sono andati via D’Ambrosio, Gagliardini… insomma diciamo che l’Inter ha cambiato, credo, una decina di giocatori ma rispetto agli anni scorsi ha rifatto bene la squadra. Ci sono due giocatori per ruolo che possono essere definiti vice titolari, quindi abbiamo due squadre titolari, anche se sull’attacco forse qualche dubbio in più c’è perché i primi due sono fortissimi, gli altri due un pochino meno.

Però si è mossa molto bene. Se vogliamo parlare del mercato invernale, l’Inter ha perso Cuadrado per infortunio praticamente fino a fine stagione, è andata subito a prendere un giocatore molto interessante come Buchanan che sarà il futuro dell’Inter perché è molto giovane, di prospettiva e gioca in quel ruolo lì. Ha perso un giocatore, è andata a rimediare immediatamente. Quindi giudico molto bene il mercato dell’Inter, sia estivo che invernale.

Mercato del futuro, ci sono già dei nomi su cui tu punteresti per la prossima stagione?

Diciamo che, più che io, l’Inter ha già puntato su due giocatori che ha già preso, che sono Zielinski e Taremi, che l’anno prossimo arriveranno a costo 0. Uno è arrivato a costo 0 dal Porto, firmerà dopo la Coppa d’Asia e l’altro è Zielinski che arriva dal Napoli. Sappiamo anche tutti i problemi che adesso Zielinski ha col Napoli per questa scelta e quindi già due tasselli sono stati messi al loro posto.

In questo momento, facciamo conto che l’Inter non venda nessuno quest’estate. Ha in attacco Lautaro, Thuram e Taremi oltre Arnautovic, Sanchez andrà via. A centrocampo ha già quelli di adesso, quindi c’è Çalhanoğlu, Barella, Frattesi, Mkhitaryan e adesso ha anche Zielinski, quindi si sta andando a rinforzare oltre a Buchanan sulla destra che è già stato preso. Chiaro che qualcosina quest’estate si farà. Qualche nome? I nomi sono difficili perché il problema è che l’Inter fa mercato a costo zero.

Taremi e Zielinski sono due parametri zero, quindi bisogna andare a trovare delle occasioni e per fortuna, o per sfortuna, io non sono il direttore sportivo dell’Inter, non mi compete, ma sono molto fiducioso in quello che fa Ausilio.

Già che siamo in tema calciomercato, come hai vissuto l’affare Lukaku? Mettendo da parte la fede neroazzurra, da giornalista, pensi sia stata la mossa giusta per lui e per l’Inter essersi detti addio?

Col senno di poi, sicuramente sì per l’Inter. Al di là del tifo, l’Inter ha preso Thuram che sta facendo una stagione incredibile e si sposa benissimo con le caratteristiche di Lautaro. I due si si trovano benissimo, segnano entrambi, più uno che l’altro, ma l’altro fa tanti assist. Insomma, diciamo che col senno di poi è facile dire che l’Inter si è già dimenticata di Lukaku. In quel momento là, quando Lukaku non è rimasto all’Inter, mi è dispiaciuto perché io ero un fan di Lukaku giocatore. Al di là di tutti i comportamenti extra campo nelle trattative, io parlo proprio a livello tecnico. Lukaku è un giocatore che a me piace.

Secondo me, lui si è un po’ buttato via perché all’Inter aveva la possibilità di rimanere anche per qualche anno ed essere coccolato. Tutti lo conoscevano, tifosi, società, compagni. Insomma, diciamo che, per me, lui ha fatto una scelta un po’ azzardata. Adesso è a Roma, fa l’Europa League e non lotta per lo scudetto. Non lo so, credo che sia stata più giusta per l’Inter che è andata a prendere Thuram, rispetto a Lukaku che in questo momento ha perso il palcoscenico della Champions e a livello europeo è un po’ caduto.

A Roma Lukaku aveva trovato Mourinho. Che idea ti sei fatto del suo esonero? Ha fatto bene la Roma a fare ora questa mossa senza aspettare giugno?

Dai risultati post esonero forse ha fatto bene adesso. Credo che, comunque, a un certo punto, nello spogliatoio si è creato qualcosa che non andava più bene e quella sinergia tra giocatori e allenatore non c’era più. Probabilmente c’era qualcosa che noi non sapevamo che sta venendo fuori adesso, qualche attrito tra giocatori e allenatore.

Diciamo che Mourinho, nella sua storia, ha questa cosa che dura 2-3 anni. Ci sono gli allenatori tipo Conte, Mourinho che spremono, spremono, spremono, chiedono, chiedono, chiedono, ottengono, però dopo 2 anni la tensione è talmente alta che diventa difficile poi continuare a reggerla.

Al terzo anno poi, in un ambiente come quello di Roma, molto pressante, molto presente sul collo dei giocatori e dell’allenatore, probabilmente dopo un po’ la cosa diventa difficile da sopportare.

Tema allenatori, torniamo in casa Inter. Inzaghi è alla sua terza stagione sulla panchina della Beneamata. Senza scudetto pensi rischierebbe l’esonero?

No, io credo di no. È chiaro che non vincere lo scudetto sarebbe una grande delusione. Chiaro che ci si metterebbe a un tavolo a parlare, anche perché poi non c’è solo il campionato, l’Inter deve giocare una Champions League e bisogna vedere anche quella come va. L’Inter comunque gioca gli ottavi con l’Atletico Madrid, hai voglia di arrivare fino in fondo come l’anno scorso, quindi non si sa mai.

L’obiettivo dichiarato, come dicevi tu prima, è lo scudetto. Lo sappiamo, lo sanno tutti, lo sa Inzaghi, lo sa la società, lo sanno i tifosi e quindi non vincerlo sicuramente porrebbe delle domande. Però bisogna anche valutare il lavoro di Inzaghi a 360 °. In questi anni Inzaghi ha vinto comunque sempre qualcosa, ha lasciato sempre l’Inter a lottare per tutto, anche una finale di Champions League, adesso è prima in classifica col miglior attacco e la migliore difesa, fa giocare molto bene la squadra, fa rendere i giocatori e ogni volta gli cambiano 7-8 giocatori ogni anno e lui con 6-7 nuovi, comunque fa rendere la squadra sempre ad alto livello.

Bisogna fare più ragionamenti. È chiaro che non vincere lo scudetto qualche riflessione la farà fare.

Allora chi vedresti bene come allenatore neroazzurro del futuro? Max Allegri?

No, non credo. Non tanto perché non stimi Allegri, ma credo che l’Inter in questi 3-4 anni sia stata abituata a giocare sì con quel modulo che è lo stesso che usa Allegri, però con un tipo di filosofia diversa. Vedo difficile l’inserimento di Allegri nel possibile post Inzaghi con la mentalità che ha l’Inter adesso. Abbiamo visto anche in Inter-Juventus: la mentalità della Juve è non costruire gioco, ma essere compatti, difendersi e trovare il lampo di un giocatore per aprire la partita.

Invece, la filosofia dell’Inter è comunque di costruire gioco, di proporlo, di fare tanti gol. Adesso difende anche molto bene rispetto agli anni scorsi, ha la migliore difesa del campionato. Io ad oggi mi tengo Inzaghi tutta la vita. Poi, Allegri è bravissimo, però non lo vedo bene sulla panchina dell’Inter attualmente.

Lasciando perdere gli allenatori impossibili, quindi Guardiola e Klopp, e considerando sempre che mi tengo stretto Inzaghi, nel futuro mi piacerebbe molto Thiago Motta, che tra l’altro con noi ha i ricordi fantastici, come il triplete da giocatore. Fa giocare bene le squadre, è una persona seria, è persona carismatica, che sa. Da centrocampista buono, mi ricorda un po’ Guardiola. Da centrocampista che sa come si imposta il gioco, fa giocare la squadra in quella maniera lì. E, quindi, per tenere il filone di cui ci siamo abituati fino adesso con il bel gioco d’Inzaghi, Thiago Motta mi sembra uno di quelli che fa quel tipo di bel gioco lì e quindi mi piacerebbe, magari un giorno, avere lui.

A breve ricomincerà anche la Champions e l’Inter ha ancora un cammino tutto da scrivere. Chi pensi possa sollevare la coppa a Wembley il primo giugno?

Credo che la strafavorita sia il Real Madrid. Il Real Madrid è una squadra pazzesca. Poi in questi giorni ho letto la possibile formazione del Real l’anno prossimo, diventa ingiocabile! Va a prendere Mbappé, va a prendere Davies sulla sinistra, centrocampo con Camavinga, Bellingham, Vinicius… Insomma, voglio dire, ma non neanche giusto tutto a loro (ride). E quindi ti dico Real Madrid.

Poi, chiaro, c’è il Manchester City che è sempre là. È campione in carica, ci ha battuto l’anno scorso ed è sempre una squadra fantastica. Direi queste due. Poi vedo un pochino indietro, il Bayern Monaco e ci metto anche dentro l’Inter che comunque ha un ottavo di finale molto difficile con l’Atletico Madrid. L’Atletico Madrid l’ho visto giocare col Real in Supercoppa di Spagna, quel 4-3 ai supplementari… L’Atletico Madrid ha delle individualità molto molto forti, ha un allenatore molto bravo che è Simeone che è lì da tantissimi anni, e quindi credo sarà un ottavo molto, molto difficile. Però l’Inter la metto insieme al Bayern, direi queste dietro a Real Madrid e City.

Mettiamo da parte per un attimo il colore nero e rimaniamo con l’azzurro. Quest’anno è anche l’anno di Euro 2024. Come vedi il futuro della Nazionale e secondo te questa squadra rispecchia ancora l’affermazione che si preferiscono i calciatori stranieri piuttosto che investire nei nostri giovani?

Sì, il problema del non investire sui giovani è di avere una nazionale un po’ “indietro rispetto alle altre”. È un problema che c’è da tanti anni e non credo dipenda dal prendere gli stranieri. Ormai questa è una cosa globale, non riguarda solo l’Italia, riguarda un po’ tutti. Tutte le squadre top nei vari paesi hanno tantissimi stranieri, però non è che adesso la Germania diventa scarsa, la Francia diventa scarsa… No, ci sono dei cicli e noi abbiamo vissuto tantissimi cicli con i giocatori più forti italiani.

Adesso purtroppo facciamo fatica, soprattutto in attacco, a trovare gente di livello internazionale. Perché sai, a centrocampo comunque ce la caviamo perché abbiamo giocatori molto interessanti, Barella, Tonali, abbiamo Frattesi che sta venendo fuori, abbiamo avuto Verratti, abbiamo lo stesso Lorenzo Pellegrini, che per me è un giocatore che diventerà fortissimo, abbiamo Chiesa davanti sulla fascia…

Abbiamo giocatori importanti anche in difesa, ma facciamo fatica a esplodere in attacco. Quando ti manca l’attaccante fai fatica a fare gol e se non fai gol fai fatica a vincere. Quindi, da questo punto di vista siamo un po’ indietro, però l’Europeo ci può dare lo slancio.

Io credo che tre anni fa, Mancini ha fatto un miracolo sia nella preparazione all’Europeo, che vincerlo con quei numeri. Penso sarà difficile ripetersi però, ovviamente, ce lo auguriamo.

L’abolizione del Decreto Crescita può essere visto nell’ottica di un tentativo del Governo di puntare ai vivai di casa nostra? Il Milan in questa stagione ha fatto esordire diversi giovanissimi, 2005-2008, pensi che sempre più squadre seguiranno questo esempio o rimarrà un caso eccezionale?

No, io su questa cosa sono poco convinto. Una volta, se parliamo di trent’anni fa, avevamo le Primavere e la Primavera dava i giocatori alla prima squadra. Ti parlo dell’Inter e penso a Bergomi, a Ferri, a Zenga… Però lì cosa c’era? C’era il limite dei tre stranieri, quindi tu dovevi fare giocare gli italiani. Tra l’altro gli italiani non andavano mai a giocare all’estero, gli italiani giocavano nel campionato di Serie A. Poi il mercato è diventato globale, gli italiani, mi ricordo i primi, sono stati Ravanelli eccetera, hanno cominciato ad andare anche all’estero e da lì è un po’ tutto cambiato.

Poi non c’è più stato il limite dei tre stranieri, se non con gli extracomunitari, quindi è diventato tutto molto diverso. Io credo che sui vivai non è il discorso del Decreto Crescita, è il discorso che tu devi promuoverli, ma in Italia c’è troppa pressione. Guarda Yıldız, che tra l’altro non ha fatto solo il vivaio, ma ha fatto anche l’Under 19 in Lega Pro, quindi è già un campionato professionistico che ha un livello molto diverso rispetto alla Primavera.

C’è troppo un abisso tra la Primavera e la prima squadra, soprattutto poi se si parla di Milan, Inter e Juventus non è paragonabile, quindi è molto difficile per un giocatore di 15 anni come Camarda ma anche 17 anni, arrivare al Milan, all’Inter e alla Juve e tentare di giocare da subito perché, o sei Messi o sei Totti, oppure perdi abbastanza velocemente.

Abbiamo tirato in ballo ragazzi che vanno dai 16 ai 19 anni, credi che al giorno d’oggi, anche avendo in mente il caso scommesse online in cui sono stati coinvolti Fagioli e Tonali, le pressioni sui giovani siano troppo pesanti da reggere?

Il caso calcioscommesse, non credo c’entri con la pressione delle partite. Io credo che lì ci sia grossa ingenuità da parte di questi ragazzi che dovrebbero sapere quali sono i pericoli non legati alla loro professione, ma legati a tutto quello che c’è intorno. È un discorso diverso, dovrebbero avere magari qualcuno alle spalle che li aiuti, oppure aiutarsi da soli perché sanno benissimo cosa si può fare e cosa non si può fare.

Ecco, quello che non si può fare non lo devi fare, soprattutto se sei a inizio carriera e la tua carriera sta decollando, perché lo stesso Fagioli si trova a giocare in prima squadra nella Juventus, ha un’occasione enorme, gioca tanto e gioca anche bene, buttare via tutto per queste stupidate mi sembra un po’ ingenuo.

Per quanto riguarda invece la pressione, quando giochi nella Juve, nel Milan, nell’Inter, quel discorso che facevo poco fa, è chiaro, è alta, enorme. Hai 80.000 persone che ti guardano, guarda Yıldız che viene a giocare Inter – Juve da titolare: fino a tre partite prima era per tutti un fenomeno, lì non tocca palla. Quando sei a quei livelli lì, la pressione è altissima.

A livello internazionale sempre più club puntano a talenti emergenti. Tra questi, chi vorresti all’Inter?

Ce ne sono tantissimi, il problema è che costano tutti tantissimo. Quando, per esempio, noi parliamo di Bellingham, visto che abbiamo fatto un nome di quelli più in auge, parliamo di un giocatore che adesso ha 22 anni. Quando prendi un giocatore di 22 anni dici “Sì, vabbè, è giovane, deve farsi le ossa” e invece questo è già uno dei migliori calciatori del mondo e ha 22 anni! Quest’anno ha fatto 20 gol col Real Madrid, ma col Borussia Dortmund comunque ne aveva fatti altrettanti anche in Champions League.

Lo stesso Haaland, mi pare che ne abbia 22, 23 anche lui. Adesso, vado a memoria, stiamo parlando di uno che ha già segnato 300 goal in carriera e che in Champions League ha fatto più gol che partite giocate. Quindi ti direi sì, ce ne sono tanti di giovani adesso fortissimi che costano già 100 milioni e per noi è proibitivo. Per quanto riguarda invece i giovanissimi, lì devi andare a pescare quando vedi i Mondiali Under-17, Under-20 ed essere bravo.

L’Inter con Lautaro, per esempio, è stata bravissima perché è andata a prendere un giocatore di 19 anni dal Racing, l’ha soffiato all’ultimo all’Atletico Madrid e adesso vediamo cos’è Lautaro. Però sono colpi difficilissimi, cioè non riescono sempre, anche perché ogni tanto arriva quello bravo di 18 anni che però per la pressione non rende e poi lo perdi.

Tu sei stato direttore della comunicazione dell’Inter femminile. In America, dopo una lotta durata 6 anni, le calciatrici hanno ottenuto la parità salariale. In Italia, su questo punto siamo indietro. Quali passi si possono fare per ridurre questo gap di genere e come valuti l’evoluzione del movimento nel nostro Paese negli ultimi anni?

L’evoluzione la valuto bene fino a un anno e mezzo fa, nel senso che è stata una crescita abbastanza costante e anche abbastanza veloce che si è fermata. È vero che c’è stato questo passo molto importante del professionismo, perché prima le ragazze non erano professioniste, adesso sono professioniste, gli è stato riconosciuto giustamente e hanno un minimo salariale. È diventata seria la cosa, però a livello tecnico, a livello di spalti, di spettatori, di propaganda, siamo ancora molto indietro.

A me capita ogni tanto di vedere qualche partita della Premier League femminile o della Liga spagnola, è un altro mondo! Stiamo parlando di stadi dove giocano le ragazze che sono quelli della prima squadra maschile. Ogni tanto vedo la Champions League e il livello del Barcellona, il livello delle tedesche e il livello delle inglesi non è paragonabile con le nostre. La Roma è una squadra superiore alle altre, la Juve arriva un po’ dopo perché ha finito il ciclo, ma tutte le altre hanno una distanza siderale dalle top europee, anche se poi la Roma ha fatto un quarto di finale di Champions l’anno scorso.

Non è facile, credo che ci voglia ancora tantissimo tempo e quando parliamo di investimenti bisognerebbe farli seriamente, perché attualmente mi sembra che non si stia puntando troppo sul calcio femminile in Italia.

Rimaniamo su di te, ci racconti quando e come è cominciata la tua passione per i colori nerazzurri?

Io ero piccolino, avevo 5 anni, ho fatto la primina, sono andato a scuola un anno prima degli altri e non avevo una famiglia tifosa. A mio papà piaceva il calcio, ma non tifava una squadra, quindi non sono nato in una famiglia con le bandiere, mia mamma figurati, manco sapeva cos’era il calcio, non gliene fregava proprio niente.

Quindi a scuola ho cominciato a confrontarmi coi miei compagni. E quando m’hanno chiesto “Che squadra tifi?” io ho scelto l’Inter perché mi piacevano i colori della maglietta rispetto a quelli del Milan che non mi piacciono e non mi sono mai piaciuti. Neroazzurro mi piaceva di più e ho scelto l’Inter e da lì è iniziato. Ho iniziato anche a interessarmi, a parlare coi miei compagni, a fare il tifoso contro gli altri tifosi… da lì è stata un’escalation.

Al prossimo derby manca ancora un po’ perché si giocherà ad aprile, ma ci dici se secondo te “Pioli is on fire” verrà cantata dai milanisti o dagli interisti in segno di sfottò per l’ennesima stracittadina vinta?

Con me caschi male perché io i pronostici sull’Inter non li faccio mai e non li ho mai fatti in vita mia e ogni volta me li chiedono non rispondo perché sono molto scaramantico. Ovviamente mi auguro che il trend rimanga quello degli ultimi 5 derby, quindi questo è il mio augurio, ma non è un pronostico.

Concludiamo con una domanda un po’ provocatoria su una tematica che però riscuote un certo interesse su diversi siti sportivi: se ti dico “Marotta League” tu cosa mi rispondi?

La devono fare, non lo so, è una cosa nuova, tipo la Superlega? Non la conosco. La Marotta League? Probabilmente è il fantacalcio di Marotta.

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