Chi è Giorgio Furlani, l’ad del Milan
Da molti considerato è il responsabile principale delle ultime disastrose annate rossonere, nonché l’uomo che ha deciso l’allontanamento del totem Maldini dalla società. Ecco tutta la verità sul dirigente milanista Giorgio Furlani.
Furlani, storia di un’ascesa
Nel calcio contemporaneo è ormai sempre più frequente che alla testa delle società di calcio, anche le più storiche, non ci siano più vecchie bandiere protagoniste di momenti gloriosi nella storia dei club, ma veri e propri manager d’azienda che si sono costruiti la loro carriera in ambienti lontani dallo sport.
Anche questo fa parte della nuova realtà dello sport trasformato in business, dei fondi proprietari delle squadre di calcio, dei presidenti che guardano ai club solo e soltanto come investimenti da far crescere e poi rivendere al miglior offerente.
In questo quadro, nell’alveo di un calcio che è sempre più industria e sempre meno divertimento e passione, che ha costruito la sua rapida ascesa ai piani alti di uno dei club più prestigiosi e vincenti al mondo, Giorgio Furlani.
La storia di Furlani comincia con una laurea in Economia e Finanza alla Bocconi, seguita da un Master alla Harvard Business School. Da lì comincia la sua scalata nel mondo della finanza internazionale, partita con un impiego di analista alla Lehman Brothers, nota banca d’affari statunitense, poi fallita (ma non per colpa di Furlani) nel 2008.
Furlani, già tempo prima del crollo Lehman, se ne era andato in un’altra realtà USA dell’investimento finanziario, la Silver Point Capital, dove lavora principalmente analizzando i casi più complessi di acquisizione: è proprio qui che nasce il suo trait-d’union con il Fondo Elliott.
Mentre infatti consolida la sua fama come attento analista patrimoniale, molto capace nella gestione e nell’acquisizione di titoli da aziende che hanno bisogno di profonde ristrutturazioni, Silver Point, infatti, diventa parte del gruppo Elliott, nel 2010.
Furlani, intanto, fa carriera, assumendo un ruolo centrale sia nella prima trattativa che porta il Milan da Berlusconi a Yonghong Li (a proposito, chissà dov’è finito) che, successivamente, nel passaggio definitivo del club rossonero a Elliott, datato 2018.
Con gli americani, a quel punto, comincia a gestire sempre più ruoli ed è così che entra a far parte del consiglio di amministrazione del Milan, nel 2018, fino a diventare, una volta completato il passaggio a Red Bird, il ruolo di amministratore delegato, nel 2022, sostituendo Ivan Gazidis.
La carriera milanista di Furlani
Furlani, nella sue interviste, si è sempre dichiarato milanista, raccontando che già da bambino frequentava lo stadio di San Siro, un impianto che ha sempre amato, a quel che dice, ma che spera nel tempo possa fare spazio a una struttura moderna, adeguata al modello contemporaneo di business che una società come il Milan deve perseguire.
D’altronde, la questione stadio non è stata per nulla secondaria nella scelta di Furlani come CEO del Milan. Red Bird, infatti, lo ritiene una figura molto adatta a lavorare per portare finalmente a compimento un progetto ormai ultradecennale come quello del nuovo stadio.
Da club di calcio, Furlani, sta cercando di portare il Milan in una nuova dimensione, quella di “media business”, un passaggio difficile, soprattutto per un club come quello rossonero, che ha nella tradizione e in un certo romanticismo verso il passato alcuni dei suoi tratti distintivi.
Di Furlani però, soprattutto, negli ultimi anni si è parlato per quelli che, a quanto pare, erano i cattivi rapporti con Paolo Maldini, confermati peraltro dallo stesso capitano rossonero in diverse interviste. Proprio il proprietario del Milan, Gerry Cardinale, avrebbe più volte spiegato a Maldini come il licenziamento sia arrivato a causa delle faide fra lo stesso Maldini e Furlani.
Gli scontri, a quanto pare, arrivavano soprattutto a partire dalla gestione finanziaria del club, con Maldini che reclamava maggiori investimenti, soprattutto alla luce di importanti plusvalenze realizzate sul mercato, e Furlani che, dall’altra parte, chiudeva invece i cordoni della borsa.
D’altronde, negli ultimi mesi è emerso sempre più chiaramente come Cardinale abbia deciso di mettere il club interamente nelle mani di Furlani, che al di là del ruolo, sempre più nebuloso, di Ibrahimovic, è diventato a tutti gli effetti il plenipotenziario della società rossonera, da poco affiancato, nel ruolo di direttore sportivo, dalla new entry Tare.
Di certo c’è che, almeno sino ad ora, Giorgio Furlani non è entrato nel cuore dei tifosi. Dopo una stagione fallimentare, la sensazione che di calcio non sappia moltissimo, l’allontamento del totem Maldini e la vendita continua dei prezzi pregiati della rosa, i tifosi del Milan, infatti, lo hanno accolto a Milanello subissandolo di fischi. La sensazione è che, per lui, quella 2025/2026 sarà la stagione della verità.