Macao: quale futuro per la Las Vegas cinese

Macao ha avuto anni difficili a causa della pandemia. I visitatori sono crollati per le restrizioni, le entrate dei casinò diminuite, una nuova normativa ha complicato la situazione. Oggi la città è ripartita, ma il futuro resta incerto.

Macao, le sfide per rimanere un hub del gioco competitivo

85%: è questa la diminuzione delle entrate fiscali che Macao, la città-casinò più grande al mondo, ha registrato fra il 2019 e il 2022. Un crollo che avrebbe messo in ginocchio anche lo più sperimentato dei comparti industriali, ma che non ha intaccato in maniera letale la regione autonoma della Cina Meridionale. Oggi, in un contesto nel quale il Covid 19 sembra ormai essere sotto controllo, i dati di Macao sono tornati a crescere: da gennaio a settembre 2023 Macao ha registrato più visitatori che nei tre anni precedenti messi insieme.

Nonostante questo, il futuro di Macao sembra molto incerto. Non a causa di fenomeni incontrollabili come una pandemia, ma in relazione ai progetti che Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, sembra avere per i casinò di Macao e per tutta l’economia della regione. L’intenzione del governo nazionale è quella di operare una profonda ristrutturazione dell’area, seguendo il modello di Las Vegas. Non più una città del peccato insomma, ma un centro che proponga un’offerta più ampia, che includa proposte articolate per il tempo libero e soprattutto per le famiglie.

Immagine di Macao

Il futuro di Macao

Tutto ruota intorno alla campagna contro la corruzione lanciata a livello nazionale da Xi. Si tratta della più grande azione anti-riciclaggio mai vista in Cina, un provvedimento che è andato a disturbare in maniera importante proprio Macao che, ricordiamolo, ha una propria valuta, la pataca, staccata dallo yuan e ancorata al dollaro statunitense. Questa particolarità ha fatto sì, nel tempo, che la città-casinò più grande al mondo diventasse un canale privilegiato per riciclare il denaro o per far uscire guadagni illeciti, in maniera definitiva, dalla Cina continentale.

Il sistema utilizzato dai cosiddetti high rollers cinesi, i grandi giocatori, è quello di richiedere eventuali vincite in valute estere, oppure di fingere grosse perdite pagando poi i propri debiti di gioco su conti esteri riconducibili a loro stessi. La campagna lanciata di Xi Jinping ha praticamente dissolto questo meccanismo, bloccando tutti i casinò di Macao che permettevano queste transazioni illecite e arrestando, ad esempio, Alvin Chau. Chau era a capo del Suncity Group, fra i più grandi gruppi proprietari di casinò nella regione e fra i padri della cosiddetta “junket industry”, l’industria che fino al 2019 ha portato a Macao migliaia di turisti ogni anno con il solo obiettivo di farli giocare nei casinò.

Chau è stato condannato a 18 mesi per frode e associazione a delinquere e l’autorità di regolamentazione del gioco d’azzardo di Macao, in un’azione successiva, ha ridotto sensibilmente il numero di licenze rilasciate agli operatori che lavorano nel settore del turismo di gioco. I numeri, anche stavolta non mentono: nel 2022, meno di un quarto degli introiti di Macao sono arrivati dal turismo junket, mentre dieci anni fa costituivano il 75% del totale.

Le prospettive di Macao

Il futuro di Macao dipende dalla capacità di attrarre un pubblico sempre più ampio. La sfida è quella di portare a Macao più persone, che giochino su un numero di attrazioni più elevato e che vadano a sostituire gli high rollers, che erano invece gruppi abbastanza limitati e con intenzioni di gioco estremamente mirate e specifiche. Ed è proprio qui che si inserisce l’idea di avvicinare Macao sempre di più al modello Las Vegas. Prima della pandemia di Covid 19, Macao, per circa l’80% delle sue entrate, dipendeva dal gioco d’azzardo. Las Vegas, invece, ha costruito un’economia molto più stratificata e oggi la percentuale maggiore degli introiti non arriva direttamente dal gioco, ma da tutto ciò che vi sta attorno, come spettacoli, shopping, ristoranti, insomma dall’industria complessiva dell’hospitality.

Negli ultimi dieci anni i grandi gruppi che operano nel settore dell’accoglienza a Macao hanno investito miliardi di dollari per espandere la propria offerta, aumentando le opzioni di intrattenimento, ma c’è ancora molto da fare. Proprio alla fine del 2022 il governo locale ha rinnovato, per dieci anni, le licenze dei sei più grandi casinò della regione, ma con l’impegno per gli operatori di investire, complessivamente, 10 miliardi di euro per sviluppare progetti che non siano direttamente legati al gioco e che abbiano l’obiettivo di portare a Macao un numero sempre maggiore di turisti stranieri.

Da questo punto di vista, vale la pena menzionare due progetti della Macao del futuro. Il primo, un parco divertimenti ad alta tecnologia che sarà costruito dal gruppo Galaxy Entertainment, proprietario, fra gli altri, dei casinò Rio, Waldo e President. Il secondo, un’enorme terrazza vetrata da quasi sessantamila metri quadrati che punterà su un nuovo resort costruito da Sands China, un complesso che punterà tutto su grandi spazi per riunioni e conferenze. Macao deve insomma guardarsi dalle ire di Xi e diventare, nel breve periodo, molto più di una città-casinò: un luogo versatile e con meno disuguaglianza sociale.

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