Inni nazionali, i più belli del mondo

Noi italiani, com’è naturale, siamo legatissimi al mitico Fratelli d’Italia, da molti considerato un inno fra i più arrembanti al mondo. Ma sono tanti i cosiddetti “national anthem” che fanno venire la pelle d’oca: ecco la nostra selezione.

I più bei canti d’Europa

La nascita degli inni nazionali è legata, com’è naturale, all’affermazione degli Stati Nazionali, che possiamo collocare storicamente fra Settecento e Ottocento. Ci sono canti, ovviamente, che risalgono a epoche precedenti e che sono poi stati adottati dalle neonate nazioni come inno, ma in generale è intorno alla metà del 1800 che gli inni si impongono, come li conosciamo oggi, nella loro dimensione di canti rappresentativi di un’identità nazionale.

L’inno nazionale italiano, il canto degli Italiani, spesso citato anche come “Fratelli d’Italia”, denominazione oggi però dotata di connotazione politica, ha una storia ufficiale più recente di quanto si potrebbe immaginare.

Bandiere, scritta Inni nazionali

Gli inni più belli del mondo

Se è vero, infatti, che il poeta e patriota Goffredo Mameli lo compose intorno al 1847, affidandone poi la parte musicale al mastro Michele Novaro, la realtà è la sua storia come inno nazionale italiano parte dall’ottobre del 1946, quando, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, venne scelto come canto rappresentativo della nuova Italia repubblicana.

Fino ad allora, infatti, dall’Unità d’Italia del 1861, il canto ufficiale del nostro paese era la Marcia Reale di Casa Savoia. Difficilmente, d’altronde, un canto repubblicano e a suo modo giacobino come quello di Mameli avrebbe potuto rappresentare un paese, l’Italia, all’epoca radicalmente romantico.

Restando nei confini del continente europeo meritano una citazione, fra gli inni nazionali più belli al mondo (tenendo da parte i super-famosi motivi di Francia e Inghilterra, la Marsigliese e il God save the King/Queen), gli inni di Germania e Irlanda.

L’inno nazionale tedesco, Das Lied der Deutschen, più conosciuto come Deutschlandlied, venne scritto dal poeta August Heinrich Hoffmann von Fallersleben nel 1841 e fu adottato dalla repubblica di Weimar del 1922 e poi anche dalla Germania nazista di Hitler.

La differenza, fondamentale, fra le versioni antiche dell’inno tedesco e quella ufficiale odierna, però, è che oggi l’inno viene cantato nella sua terza strofa e non nella prima e nella seconda, come invece succedeva in passato, eliminando quindi qualsiasi riferimento al mondo nazista.

L’Irlanda invece ha una storia molto più complessa, quando si tratta di raccontare l’inno nazionale. L’inno ufficiale irlandese, infatti, è Amhrán na bhFiann, la canzone del soldato, composta all’inizio del Novecento da Peadar Kearney e musicata da Patrick Heeney.

C’è pero un caso, molto particolare, nel quale, quando l’Irlanda viene rappresentata da una sua squadra nazionale viene suonato un altro inno: succede quando gioca la squadra di rugby. Il rugby, infatti, è l’unica disciplina nella quale irlandesi e irlandesi del Nord giocano insieme.

Una circostanza davvero eccezionale, suggellata dal suono dell’inno dell’Irlanda unita, Ireland’s Call, una canzone scritta nel 1995 da Phil Coulter e nella quale si tengono insieme elementi che fanno riferimento all’isola nella sua interezza

Gli inni nel resto del mondo

Abbandonando l’Europa e guardando agli inni del resto del mondo i primi che vengono in mente per carica emotiva e forza della melodia musicale sono senza dubbio quelli di Brasile e Argentina. L’inno brasiliano, composto da Francisco Manuel da Silva nel 1831, è una marcia andante e romantica che celebra l’indipendenza del paese dal Portogallo, sancita ufficialmente nel 1822.

Quello argentino, invece, datato 1812, scritto da Vicente Lopez y Planes e musicato da Blas Parrera, si caratterizza, già dal titolo, per il suo tono di patriottismo drammatico: Oid mortales el grito sagrado, ascoltate, o mortali, il grido sacro. Si tratta di un inno che risente delle influenze della tradizione militare, così come dell’Opera italiana, e che, lungo oltre 20 minuti, viene suonato in una forma ridotta nella celebrazioni ufficiali.

In Africa l’inno che senza dubbio la fa da padrone, quando si pensa a canti iconici che rappresentino le nazioni, è quello sudafricano. Nkosi Sikelel’ iAfrika, Dio Benedica l’Africa, adottato nel 1997, è una combinazione della canzone utilizzata dalla popolazione nera del paese durante l’apartheid, con strofe dell’inno ufficiale dell’epoca pre-Mandela.

Di grande impatto emotivo, andando in Asia, è lo Jana Gana Mana, l’inno indiano, composto nel 1911 dal mitico Rabindranath Tagore, primo premio Nobel indiano della storia (per la letteratura). E poi c’è il Kimigayo giapponese, che nella versione odierna rappresenta perfettamente le caratteristiche culturali di un paese antico e profondamente legato alla sua monarchia.

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