Italia: in arrivo una nuova tassa sul fatturato per i bookmaker

Tra i settori colpiti dall’emergenza coronavirus c’è anche quello dello sport, da quello professionistico a quello dilettantistico, piegato in misura molto maggiore. Il Governo ha introdotto nel Decreto Rilancio una tassa di emergenza dello 0.5% sul fatturato dei bookmaker, il cui ricavato sarà destinato proprio allo sport.

La scelta del governo giallo-rosso

La bandiera italiana e sullo sfondo il Vittoriano

Con il Decreto Rilancio, una nuova tassa sul fatturato per i bookmaker operanti in Italia.

Nel corso della presentazione del cosiddetto Decreto Rilancio, un pacchetto proposto dai ministri dell’attuale governo italiano, formato da una maggioranza “giallo-rossa” tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, è stata resa nota anche l’introduzione di una tassa d’emergenza che non farà certo contenti i bookmaker operanti nel nostro Paese.

Fino al 2022, infatti, i siti scommesse saranno sottoposti a una tassazione d’emergenza, con una aliquota pari allo 0.5% del fatturato, i cui entroiti verranno destinati all’aiuto del settore sportivo, sia a livello professionistico che dilettantistico. L’iniziativa è senza dubbio comprensibile, anche se va ricordato che anche il betting è stato messo duramente alla prova, dalla pandemia di covid-19, vista la sospensione di quasi tutte le competizioni sportive.

Il provvedimento è stato approvato dal Parlamento una decina di giorni fa, e verrà applicato agli introiti di tutte le scommesse, sia quelle effettuate online che in agenzia. Non solo, sarà compreso nel conteggio anche il fatturato derivate dalle cosiddette virtual bet, ovvero le giocate su eventi sportivi virtuali, generati al computer.

Precisiamo che l’ammontare massimo del contributo è comunque limitato. Nell’anno corrente il massimo riscuotibile ammonterà a 40 milioni di euro, mentre nel 2021 verrà alzato a 50 milioni di euro.

La situazione attuale per i bookmaker .it

In questo momento, i bookmaker operanti nella Penisola sono soggetti a una tassazione piuttosto onerosa, corrispondente al 20% dei ricavi per quanto riguarda le giocate in agenzia (incluse quelle sull’ippica), una percentuale che sale al 24% per quanto riguarda il betting online. I casinò online sono invece tassati per il 25% del ricavo.

Neanche a dirlo, il settore scommesse è stato duramente toccato dal corona virus. I principali bookie hanno infatti perso circa il 57% del fatturato in un mese, scendendo dai 45.6 milioni di euro di marzo ai poco più di 19 milioni di euro di aprile.

Richieste e reazioni

Il provvedimento del governo fa seguito a una richiesta, formulata nel mese di aprile, del Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, che aveva proposto una tassa dell’1% (da lui chiamata Robin Hood tax) sul fatturato dei bookmaker, proprio per rivitalizzare lo sport dopo la sospensione dovuta al coronavirus.

Subito si era levata la protesta di Moreno Morasco, amministratore delegato di LOGiCO, la Lega Operatori di Gioco su Canale Online, che aveva bollato le proposte di Gravina come inappropriate e non sostenibili da parte del mercato scommesse italiano.

Dopo la promulgazione del Decreto Rilancio, Morasco ha rincarato la dose, definendo senza mezzi termini “un regalo al gioco illegale” l’aumento della tassazione per gli allibratori facenti parte del mercato regolato e controllato dall’Agenzia Dogane e Monopoli.

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