Il successo del calcio inglese? Merito (anche) delle scommesse!

Quattro squadre inglesi nelle Finali di Champions ed Europa League: il successo del calcio inglese nella stagione 2018/19 è indiscutibile. Dietro a questioni tecniche e di mentalità, però, c’è un sistema che funziona molto bene e in cui hanno un ruolo anche scommesse e bookmaker.

L’exploit delle squadre di calcio inglesi

Calciatori di Liverpool e Tottenham esultano dopo aver segnato una rete e il logo della Champions League

Dietro i successi del calcio inglese in Europa c’è anche il mondo del betting.

La stagione calcistica 2018/19 verrà ricordata per un record: per la prima volta, quattro squadre di uno stesso Paese disputeranno le finali delle due coppe europee più prestigiose: Liverpool, Tottenham, Chelsea ed Arsenal. Un risultato sportivamente incredibile, ma che dietro a ragioni tecniche ha anche precise strategie economiche e politiche.

Dal punto di vista tecnico, infatti, non si può non notare come il gioco spregiudicato e offensivo dei club di Oltremanica abbia avuto la meglio tanto sul tiki-taka spagnolo che sull’esasperata tattica italiana (e non è un caso che Sarri, il meno classicamente italiano tra i mister delle big europee, sia in Finale di Europa League); ma c’è un fattore in più: il boom dell’Inghilterra sportiva non è esclusiva del calcio, se pensiamo che alle Olimpiadi di Rio gli atleti di Sua Maestà hanno conquistato più medaglie della Cina.

Il ruolo di gioco e scommesse

Oltre a tutto questo, infatti, c’è una attenta programmazione politica ed economica, che consente alle federazioni sportive e alle società di avere a disposizione molti più fondi delle loro concorrenti del resto d’Europa. Ciò si deve a due fattori molto importanti: il gioco pubblico e le sponsorizzazioni private. La National Lottery, infatti, destina gli incassi dei biglietti comprati a progetti di carattere sociale, come sono appunto quelli sportivi.

Ancora di più, però, fanno i contratti di partnership tra società di calcio e bookmaker, fisici o online che siano. Nella sola Premier League 2018/19, infatti, 20 club su 21 sono sponsorizzati direttamente da bookies o casinò online. Non mancano le proteste riguardo al valore etico di una simile partnership, ma è indubbio che i molti denari versati dai siti scommesse aiutino a finanziare società e vivai.

La situazione in Italia

Fino a non molti anni fa, qualcosa di simile al sistema della National Lottery esisteva anche in Italia: il 30% dei ricavi del Totocalcio prima, e delle scommesse (sull’ippica, ma non solo) poi, finiva al CONI. La differenza è che tali pratiche nel Regno Unito sono state da anni sdoganate presso l’opinione pubblica, che le considera una forma di divertimento come le altre; in Italia, al contrario, si continua ad associare gioco e scommesse unicamente a qualcosa di negativo.

Il Decreto Dignità, con la sua stretta globale su ogni forma di pubblicità diretta e indiretta, va in direzione completamente opposta rispetto a una “normalizzazione” (ovviamente ben normata e sottoposta a controlli) di gioco e scommesse. In Inghilterra, nonostante anche lì si stiano attivando norme per contenere la pervasività dei bookies sui media, non ci si sogna nemmeno, di parlare di divieti totali agli spot.

La recente diramazione delle linee guida sul decreto, da parte di AGCOM, ha fatto un po’ di chiarezza sull’applicazione della nuova legge, ma di sicuro siamo molto lontani da una situazione simile a quella del Regno Unito, con il conseguente notevole divario in termini di disponibilità economiche per i nostri club grandi e piccoli. E senza fondi, ahinoi, diventa sempre più difficile costruire rose competitive in Italia e all’estero.

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