Decreto Dignità e divieto di pubblicità ai bookmaker: funziona?

Sembra ieri ma son passati due anni, da quell’estate 2018 in cui l’allora governo giallo-verde (M5S e Lega) emanava il Decreto Dignità, che tra le varie tematiche di cui si occupa sanciva, in nome della lotta al gioco compulsivo, il divieto di qualsiasi forma di pubblicità per bookmaker e casinò online. Quali gli effetti?

Sponsorizzazioni dei bookmaker e calcio: il caso-Siviglia

I loghi dell'Agenzia Dogane e Monopoli e del Siviglia, e un calciatore che esulta dopo un gol

A due anni dalla promulgazione, non si spegne il dibattito sul Decreto Dignità.

Il Decreto Dignità ha introdotto nel nostro Paese un severissimo (sulla carta, come vedremo) divieto di qualsiasi forma di pubblicità diretta e indiretta per bookmaker e casinò online. La battaglia contro il gioco è da sempre uno dei punti forti del programma politico del M5S, e una volta arrivata al governo la formazione ideata da Beppe Grillo ha scelto la linea dura.

La conseguenza è stata che, in particolare nel calcio, dal giugno 2019 (data dell’entrata in vigore della legge) sono scomparsi i loghi di bookmaker e casinò da divise da gioco delle squadre e dai cartelloni pubblicitari a bordo campo negli stadi e nelle sale stampa delle varie società. Oltre, naturalmente, alla pubblicità sui vari media.

Al di là di come la si pensi, se si apprezzi la linea dura o se invece, come chiedevano gli addetti ai lavori, anziché intervenire in senso proibizionista (favorendo, secondo i bookie, il mercato illegale) si fosse lavorato su una responsabilizzazione del mercato stesso, a due anni dalla promulgazione si possono giudicare alcuni effetti del decreto, nemmeno tanto collaterali.

Il primo, e più visibile, è che le nostre società calcistiche hanno perso una grossa voce nelle entrate dei loro bilanci. Questo ha degli effetti sulla competitività dei club, che hanno meno fondi da investire sul mercato e quindi per rafforzare le rose. Un caso emblematico è quello del Siviglia, freschissimo vincitore dell’Europa League ai danni dell’Inter. Sulle maglie degli andalusi compariva in bella mostra Marathon Bet, bookie sponsor della squadra. Da tempo questo operatore, in passato partner della Lazio, ha stretto accordi con il club spagnolo, che detiene il record di trionfi in Europa League e quindi rappresenta indubbiamente un investimento proficuo per entrambe le parti.

Oltretutto, a rendere trionfale il successo di questo operatore, c’è la “beffa”: avendo disputato la finale contro una squadra italiana seguita da moltissimi appassionati, Marathon Bet ha ottenuto gratis una enorme visibilità nel nostro Paese, come non avrebbe mai potuto fare altrimenti alla luce del decreto. Tenendo conto che il match è stato trasmesso da Sky e TV8, si può immaginare lo scorno tanto degli operatori di casa nostra che delle stesse squadre di calcio, che non possono più contare sulle entrate delle sponsorizzazioni dei bookmaker. Che ora sono anche maggiori, perché le società di gaming hanno potuto riversare i budget destinati al mercato italiano su altri palcoscenici.

Controcanto: il caso di Aston Villa e Everton

Quasi a smentire quanto detto per il Siviglia, arriva invece il caso di Everton e Aston Villa. Una premessa: gli effetti del Decreto Dignità vengono osservati anche nel resto d’Europa, e in Spagna e Inghilterra, per esempio, si sta ragionando su restrizioni alle sponsorizzazioni dei bookie sulla falsariga della legge italiana.

Per questo, alcuni club di Premier League hanno deciso, preventivamente, di chiudere gli accordi in essere con bookmaker e casinò per non farsi trovare impreparati. Questo è il caso ad esempio di Everton e Aston Villa, che fino a quest’anno erano sponsorizzate da SportPesa e W88, mentre ora è invece il rivenditore di auto online Cazoo (per entrambe) il main sponsor sulle divise da gioco.

Bene, i dati forniti dagli uffici commerciali dei due club hanno rivelato che, rispetto all’estate scorsa, quando sulla maglia campeggiavano i loghi dei due operatori, le vendite sono aumentate del 50-60%, con guadagni parametrabili attorno alle 100.000 sterline per entrambe. La ragione sembra proprio essere il cambio di sponsor, che viene molto apprezzata soprattutto dai tifosi papà e mamma, più propensi ad acquistare le maglie senza i loghi dei bookmaker ai loro figli.

Gli escamotage per aggirare il Decreto Dignità

Va comunque segnalato, come anticipavamo più sopra, che anche in Italia, nonostante la severità del Decreto Dignità, bookmaker e casinò online sembrano sempre più riuscire ad aggirare le maglie della legge con dei veri e propri escamotage, perfettamente legali, sottolineiamo con forza, ma che senza dubbio evidenziano una certa superficialità in chi ha redatto il decreto.

Nei mesi scorsi, infatti, guardando le partite alla televisione vi sarà capitato di notare come a bordo campo appaiano i loghi dei bookmaker, solo che non da soli, ma appaiati a espressioni come “sport news” o “pay” o “servizi bancari”. Si tratta infatti di sponsorizzazioni, sì, ma di specifici prodotti, come appunto la sezione notizie sportive, oppure metodi di deposito e prelievo online, che tecnicamente non possono essere considerate quindi pubblicità di siti scommesse o casinò e possono dunque comparire.

Lo stesso dicasi per l’adozione di betting partnership non valide per l’Italia ma per i mercati esteri. Si tratta di una soluzione scelta per esempio dai club che partecipano alle coppe europee e che consentono loro di evidenziare la loro sponsorizzazione sui media esteri, o sulle piattaforme online che sempre più spesso i nostri connazionali all’estero auspicano.

Gli auspici del settore gioco e scommesse

Proprio alla luce di casi come quello di Marathon Bet, e delle falle che molti addetti ai lavori notano nell’applicazione del Decreto Dignità, da più parti, nel settore betting e scommesse, si chiede al governo, che nel frattempo ha cambiato uno dei suoi partner (il PD ha sostituito la Lega), di rimettere mano alla legge, per una serie di modifiche possibilmente concertate con gli esponenti del pianeta gambling e in collaborazione con l’Agenzia Dogane e Monopoli. Va detto che si tratta di un auspicio di non semplice realizzazione, visto il grande engagement che il Movimento 5 Stelle ha nell’atteggiamento di netta chiusura, sulle questioni del gioco, come anche recenti dichiarazioni di Vito Crimi, uno dei suoi parlamentari, hanno testimoniato.

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