Decreto Dignità: continua polemica su stop a pubblicità scommesse

Non cessano di susseguirsi le reazioni allo stop alle pubblicità delle compagnie che operano nel settore del betting, provvedimento contenuto nel “Decreto Dignità” firmato dal Ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Tale misura continua ad essere considerata eccessiva dagli operatori del settore, che si vedono fortemente penalizzati dal divieto.

Decreto Dignità e scommesse: i pareri degli addetti ai lavori

Segnale di stop sulla pubblicità di scommesse che appare su uno smartphone e un pc

Dopo il Decreto Dignità continua la polemica sullo stop alle pubblicità delle scommesse. ©shutterstock.com

In queste ultime settimane sono stati in molti ad intervenire contro lo stop alle pubblicità del gioco d’azzardo. Negli ultimi giorni si è espresso anche Maarten Haijer, segretario generale della European Gaming and Betting Association, secondo il quale il divieto previsto dal Decreto Dignità non è la strada migliore per combattere la ludopatia.

“Tale provvedimento aumenterà il gioco d’azzardo sul mercato illegale, con i giocatori che si rivolgeranno a siti senza licenza che operano al di fuori della legge. Nessuno in Europa ha fino ad ora impedito la pubblicità sul betting legale, proprio per questo motivo”, le parole di Haijer.

Gli fa eco l’a.d. di Lottomatica Fabio Cairoli, secondo il quale “esiste il rischio di riportare il settore nell’illegale”. Cairoli esprime preoccupazione sul fatto che “il divieto alla pubblicità dei giochi, per come è stato presentato, lascerà intoccato il settore degli apparecchi da gioco, che invece per primo ha innescato il problema del gioco patologico”. A risentire del divieto, secondo Cairoli, saranno soprattutto le lotterie e il settore online.

Mediaset e UPA contrari allo stop

Sul tema non poteva mancare l’opinione di Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di UPA (associazione degli investitori pubblicitari), preoccupato per le ricadute su squadre di calcio, considerando che metà dei club di Serie A ha sponsorizzazioni con società di gioco d’azzardo, e media.

Questo è un tema delicatissimo, intervenire è una cosa di gran senso, ma ci sono delle vie di mezzo: in questo modo si toglie ogni forma di comunicazione al gioco! Lo stop alle pubblicità sarà un brutto colpo non solo per gli operatori del betting, ma soprattutto per le società di calcio e per la televisione. Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente di UPA

Ed è proprio Pier Silvio Berlusconi, a.d. di Mediaset, ad evidenziare come il divieto di pubblicità inerenti al gioco d’azzardo inciderà in negativo sul fatturato della sua azienda. “È ovvio che è qualcosa che ci tocca a livello di fatturato, ma è ancora presto per capire di che cifre si tratta”, queste le parole di Berlusconi.

Quali effetti sulla ludopatia?

Moreno Marasco, presidente di LOGiCO e AD di bwin Italia, sottolinea che “non è mettendo lo stop alla pubblicità che si otterrà il risultato di prevenire il fenomeno della ludopatia. La domanda del gioco esiste a prescindere dalla pubblicità e dall’offerta stessa dei concessionari. Togliere la pubblicità non mi sembra la scelta migliore, in quanto è proprio essa che ci contraddistingue dagli operatori illegali”.

Dello stesso avviso anche Roberto Maroni, ex Ministro dell’Interno, secondo il quale “vietare la pubblicità non risolve il problema della ludopatia”. Secondo Maroni la ludopatia può essere prevenuta prendendo spunto da altri Paesi, dove le macchinette sono confinate in sale specializzate con supporto di esperti e psicologi e non nei bar e nei locali alla portata di chiunque.

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