Fabio Fognini: la sua carriera e i momenti top
Genio ribelle, maestro della posizione, un dritto maestoso, un servizio a volte non all’altezza, il ligure avrebbe potuto fare di più, ma ci ha fatto divertire per oltre un decennio. Ripercorriamo la carriera di Fabio Fognini.
Fognini, l’addio a Wimbledon
L’atto finale, sul centrale dell’All England Club di Wimbledon, sembra essere stato scritto dallo sceneggiatore di una serie tv. Una battaglia meravigliosa, lunga cinque set, contro un Carlos Alcaraz al top della sua carriera. Una partita, quella che Fognini ha perso contro lo spagnolo, e che ha sancito il suo ritiro definitivo dal tennis, che a posteriori diventa rappresentazione perfetta di tutta una carriera.
Imprevedibile, sofferta, a volte illogica, il match di Londra ha messo in mostra tutto il repertorio del tennista nato a Sanremo il 24 maggio del 1987, un personaggio unico, che in oltre vent’anni di percorso nel professionismo si è dimostrato esteta e gladiatore, soprattutto un essere umano istintivo e verace, a volte incapace di frenare le emozioni.
Fognini a tennis ha cominciato a giocare già a quattro anni. Da juniores scala velocemente le gerarchie e per questo passa definitivamente tra i professionisti già nel 2004, a 17 anni. L’apprendistato è lungo, ma costante.
Nel 2007 entro in top 100, nel 2008 vince il primo Challenger, a a Torino, e arriva in semifinale agli ATP di Umago e Varsavia, nel 2008, fra il 2009 e il 2010 entra i top 60 e comincia a farsi vedere anche contro i più forti, sconfiggendo per la prima volta un top 10, lo spagnolo Verdasco, al torneo di Wimbledon.
Il 2011 segna il primo vero salto: al Roland Garros raggiunge i quarti di finale, piegando Albert Montañés in una maratona al quarto turno nonostante un infortunio che lo costringe quasi a camminare e a seguito del quale dovrà ritirarsi, non riuscendo nemmeno a partecipare al successivo torneo di Wimbledon.
Nonostante il finale amaro, quella partita è un punto di svolta nella carriera di Fognini. In oltre tre ore di match, infatti, nonostante una gamba praticamente bloccata, dopo aver annullato quattro match point a sfavore, il ligure sfoggia una prestazione immensa, con colpi perfetti, calibrati al millimetro per limitare gli spostamenti, resi difficili dalle condizioni fisiche precarie. Alla fine vince 11-9 al tie break del quinto set, nel delirio dello Philippe Chatrier.
La crescita, comunque, è continua e costante. Il 2012 lo vede stabilmente in top 50 e centra, per la prima volta in carriera, le finali ATP 250 di Bucarest e San Pietroburgo, senza però riuscire a portare a casa il trofeo.
L’incantesimo si rompe nel 2013. Fa intravedere i primi segnali di grande forma al Masters 1000 di Montecarlo, dove esce in semifinale contro Djokovic, ma dopo aver sconfitto i top 10 Berdych e Gasquet negli ottavi e ai quarti. Si arriva così alle due settimane perfette in terra tedesca, che gli consegnano, uno dopo l’altro, i successi al 250 di Stoccarda el 500 di Amburgo: sono le prime vittorie sul circuito ATP.
I due match che fanno la storia di Fognini
Se dovessimo trovare due partite nell’intera carriera di Fabio Fognini da segnalare con l’evidenziatore, sia in quanto momenti di svolta che come simbolo del suo tennis, non potremmo evitare di citare il terzo turno degli US Open 2015, a New York, contro Rafa Nadal, e poi quarti e finale del Masters 1000 di Montecarlo nel 2019.
Nella prima partita sotto 2 set a 0 contro Rafael Nadal, di colpo si accende e costruisce un’impresa. Spara dritti lungolinea come se non ci fosse un domani, varia il gioco spostandosi sul campo a velocità supersonica, manda letteralmente in tilt il fenomeno maiorchino, andando in quella che sembra una vera e propria trance agonistica.
Alla fine Fognini vince 3-6, 4-6, 6-4, 6-3, 6-4, diventando il primo giocatore della storia a battere Nadal in uno Slam dopo essere stato sotto di due set. E fa niente se poi, agli ottavi, perde in tre set contro Feliciano Lopez, la storia l’ha fatta lo stesso.
Anche l’altro match “mitico” della carriera fogniniana vede dall’altra parte della rete Nadal, ed è un quarto di finale, a Montecarlo. È il 2019, un anno nel quale il tennista spagnolo si riprenderà il posto di numero 1 al mondo, vincendo Roland Garros e US Open, ma sbattendo contro il muro livornese nel torneo del Principato.
Occhio: questa, secondo molti, resterà nella storia come la migliore partita mai giocata da Fognini in tutta la sua carriera. Il sanremese, infatti, infligge a Nadal un 6-4, 6-2 che è una vera lezione di tennis. Comanda lo scambio, anticipa ogni mossa, è sempre al posto giusto, nel momento giusto, con la posizione del corpo giusta, aprendo colpi che cadono su angoli impossibili.
Quel torneo, Fognini, lo vincerà, diventando il primo italiano a vincere a Montecarlo nell’era Open e, dopo gli Internazionali d’Italia 1976 vinti da Adriano Panatta, il secondo di sempre a conquistare un Masters 1000. Per chi non lo conosce, il tennis di Fognini, e avesse la curiosità di scoprirlo, quel torneo, Montecarlo 2019, ne racchiude tutta l’essenza.