Bando gioco online, chiuse le domande: quante nuove concessioni?
La procedura per inoltrare domande relative al bando per il gioco online è scaduta il 30 maggio. Non è dunque più possibile richiedere all’Agenzia Dogane e Monopoli di partecipare al bando. Quante saranno le concessioni?
Gioco online: in arrivo più di 50 concessioni

Gioco online: previste oltre 50 nuove concessioni
Si è conclusa il 30 maggio scorso la possibilità, per gli operatori che ne avessero avuto intenzione e possibilità, di inoltrare domanda per ottenere una nuova concessione come previsto dal bando per il gioco online. Lo ha annunciato il direttore giochi di ADM Mario Lollobrigida, che si è anche sbottonato su alcuni dettagli interessanti riguardo alla vicenda.
Lollobrigida ha lasciato intendere che viene confermata l’aspettativa di ADM e del Governo Meloni di una cinquantina di richieste per ottenere una concessione. Secondo alcune fonti bene informate, tuttavia, questo numero dovrebbe essere anche leggermente superiore, per un totale di 54 o 55 concessioni richieste. Il direttore giochi ADM ha rivelato che, in qualche caso, gli operatori hanno inoltrato domande per 5 licenze.
Nel caso appena menzionato, l’operatore in questione dovrebbe sborsare dunque 35 milioni di euro, ma secondo Lollobrigida l’aumento del costo per una concessione non è affatto eccessivo, ma giustificato dalla crescita del mercato. Anzi, il dirigente ADM si dice convinto che la richiesta poteva essere anche più alta. Solo provocazione o c’è anche un fondo di verità? Lo scopriremo.
Tar Lazio: rigettati i ricorsi contro il bando
Sul bando per il gioco online gravava ancora una sorta di spada di Damocle, data dai ricorsi presentati da alcuni operatori presso il Tar del Lazio. Questa partita è però stata definitivamente chiusa a fine maggio, quando il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha in parte dichiarato inammissibili e in parte respinto i ricorsi presentati. Agli operatori “ribelli” rimane adesso un’ultimissima carta, ovvero il Consiglio di Stato.
Le contestazioni addotte riguardavano alcune condizioni del bando, definite discriminatorie o comunque penalizzanti dei medi e piccoli operatori. In particolar modo, i ricorrenti attaccavano il costo della “una tantum” richiesta per ciascuna concessione, aumentato di ben 28 volte, da 250.000€ a 7.000.000€, e ritenendola una scelta mirata a favorire i grandi gruppi e gli operatori con maggior capacità di spesa.
La battuta di Lollobrigida sul costo delle concessioni è da considerarsi anche una sorta di risposta a queste lamentele, che non erano del tutto campate in aria. È necessario però sgombrare il campo da ipocrisie: infatti, erano stati gli stessi esponenti del Governo ad ammettere che avrebbero voluto un settore gioco con molti meno interlocutori rispetto alla situazione in essere. Ma è una scelta legittima e il Tar nulla avrebbe potuto fare.