La top 5 dei più grandi ciclisti italiani di sempre

Non è semplice scegliere i migliori interpreti di uno sport che in Italia, nel Novecento soprattutto, ha espresso alcuni dei più grandi di sempre. Ma ci abbiamo provato: ecco chi, secondo noi, sono i ciclisti più forti di sempre.

Ciclisti italiani nella storia, Coppi e Bartali non si discutono

Il ciclismo in Italia è molto più di uno sport: è storia, cultura popolare, identità nazionale. Parliamo di una disciplina che ha accompagnato le trasformazioni sociali del Paese nel Novecento e che è ancora oggi profondamente radicato in una dimensione di mobilità, riscatto, persino di memoria popolare.

Anche per questo i grandi ciclisti italiani sono ricordati come delle specie di eroi mitici, personaggi figli del popolo che con fatica arrivano a toccare le vette più alte del gotha sportivo. Di nuovo, c’è una proporzione comunitaria da considerare, con la bicicletta che, per buona parte del Novecento, è stata il primo vero mezzo di trasporto di massa per le classi contadine e operaie.

Gino Bartali

Bartali, uno dei più forti ciclisti italiani di sempre

Proprio dentro questo spessore nazionalpopolare nasce l’importanza storica di una rivalità di due dei più grandi ciclisti italiani, dai quali è impossibile non cominciare quando si parla dei cinque migliori ciclisti italiani di tutti i tempi: Gino Bartali e Fausto Coppi.

Cattolico, democristiano, la faccia buona e rispettosa dello sport italiano, soprannominato “il pio” per la sua fede religiosa, Bartali era considerato l’eroe del popolo. Trasgressivo, poco interessato alla religione, con un non so che di maledetto, Coppi era invece un idolo che incarnava sentimenti di ribellione.

Il loro, oltre che una battaglie sportiva, a volte diventava un conflitto quasi politico, risolto poi a colpi di vittorie e sfide su una bicicletta. Coppi, “il campionissimo”, era uno scalatore straordinario, un passista regolare, era forte allo sprint, insomma era un ciclista capace di vincere in ogni corsa, in ogni situazione, e infatti nella sua carriera conquistò per cinque volte il Giro d’Italia e per due volte il Tour, peraltro diventando il primo nella storia a fare l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno, il 1952.

E poi i cinque Lombardia, le tre Milano-Sanremo, la Parigi-Roubaix, il campionato del mondo, addirittura il titolo mondiale di inseguimento e il record dell’ora, mantenuto dal 1942 al 1956, con 45.798 chilometri. Insomma, un’atleta meraviglioso.

Anche Gino Bartali era un ciclista molto completo, forse meno scattante in pianura ma sicuramente alla pari di Coppi come passista e in grado di dargli filo da torcere in salita. Tre Giri, due Tour, quattro Milano-Sanremo, tre Giri di Lombardia, un Giro di Romandia, sono solo alcuni dei successi che rendono Bartali uno dei più grandi ciclisti italiani di sempre (se non il più grande, insieme a Fausto Coppi) e della storia di questo sport.

Dietro di loro, c’è un po’ il vuoto, nel senso che di grandi ciclisti l’Italia ne ha avuti, ma come Coppi e Bartali mai. E allora il terzo, ma con distacco, è probabilmente Felice Gimondi. Regolare, elegante, versatile, è stato uno dei sette ciclisti della storia capace di vincere i tre grandi giri (Giro, Tour, Vuelta).

Ma Gimondi andava forte anche nelle classiche, come dimostrano le vittorie alla Parigi-Roubaix, alla Milano-Sanremo, al campionato del mondo del 1973, a Barcelona, solo per citare alcune delle tante vittorie di Gimondi.

I top ciclisti italiani in tempi più recenti

Prima e dopo Bartali, Coppi, Gimondi, l’Italia ha avuto tanti grandi ciclisti, come fra gli altri, Francesco Moser, Alfredo Binda, Ottavio Bottecchia (il primo italiano a vincere il Tour) e poi Saronni, Gianni Bugno, Michele Bartoli. Dovendone trovare altri due che chiudano la cinquina dei migliori ciclisti italiani di sempre però non si può prescindere, dal mio punto di vista, da due nomi: Marco Pantani e Vincenzo Nibali.

Marco Pantani in fondo non ha vinto moltissimo in carriera (1 Giro, 1 Tour, poi tanti piazzamenti), ma forse è stato il ciclista che più di tutti, per il suo stile aggressivo, incendiario, spettacolare, ha appassionato gli italiani e gli amanti del ciclismo in tutto il mondo.

Nessuno riusciva a stargli dietro quando partiva in salita con il suo stile unico: busto basso, braccia strette, la spinta di rapporti agili con una cadenza furiosa. Il Pirata non si nascondeva, era un poeta dell’attacco che tatticamente aveva una sola logica: andare più forte degli altri.

Certo era molto limitato a cronometro, e la sua carriera è stata segnata dal doping, ma nonostante questo è impossibile non indicarlo fra i migliori ciclisti italiani di sempre. Infine c’è Lo Squalo dello Stretto, il favoloso Vincenzo Nibali, uno degli ultimi corridori contemporanei ad aver vinto Giro, Tour e Vuelta.

Ma Nibali non è stato solo un corridore da grandi corse a tappe. In carriera ha portato a casa anche due Giri di Lombardia, una Milano-Sanremo, innumerevoli piazzamenti, il tutto grazie a una completezza tecnica straordinaria. In salita non era famoso per i suoi scatti, ma per la sua regolarità: impossibile scrollarselo di dosso.

E poi letture tattiche finissime, un discesista sublime (forse il migliore della sua generazione), capace di fare bene a crono: insomma, uno dei più grandi corridori tout court del ciclismo contemporaneo e un meraviglioso erede della tradizione ciclistica italiana.

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