NBA: il punto sul basket USA 2019/20, ricordando Kobe Bryant

La NBA 2019/20 ha passato il giro di boa di metà stagione, e procede spedita verso la grande festa dell’All Star Game, in programma il 17 febbraio. Quest’anno però sarà inevitabilmente ricordato come quello della tragica scomparsa di Kobe Bryant, simbolo del basket dell’ultimo ventennio. Le prospettive delle squadre in chiave-playoff.

#MambaOut: la tragica morte di Kobe Bryant

Un murales che raffigura la stella del basket NBA, Kobe Bryant

Il punto della stagione NBA, segnata dalla tragedia della scomparsa di Kobe Bryant.

Prima ancora che per questioni tecniche e sportive, la stagione 2019/20 dell’NBA, il più importante campionato di basket al mondo, sarà per sempre contrassegnata dall’aver vissuto il tremendo shock della improvvisa scomparsa di Kobe Bryant, il Black Mamba (come si era soprannominato, in omaggio al film Kill Bill II, di Quentin Tarantino) del basket a stelle e strisce. Il fortissimo simbolo dei Los Angeles Lakers, squadra in cui ha militato dal 1996 al 2016, anno in cui si è ritirato, e con la quale ha vinto 5 titoli, è deceduto insieme alla figlia Gianna Maria e ad altre sette persone lo scorso 26 gennaio, precipitando con il suo elicottero a causa della fitta nebbia presente durante il volo.

La notizia è stata un vero e proprio trauma per il mondo dello sport mondiale: tributi e omaggi al campione scomparso sono giunti da campioni di ogni disciplina, da Djokovic a Totti, oltre che naturalmente da colleghi del passato e del presente, da tutte le squadre della NBA e dalla lega stessa. Kobe, che in passato era stato protagonista di una brutta vicenda, una accusa di stupro da parte di una ragazza del Colorado, era un’icona globale dello sport, tra l’altro legatissima all’Italia: suo padre Joe, a sua volta cestista, giocò a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, città in cui il figlio visse fino ai 13 anni di età.

Per tutta la stagione, omaggi e celebrazioni continueranno, e c’è da attendersi in particolare qualcosa di speciale il prossimo 17 febbraio, giorno dell’All Star Game, la tradizionale partita tra i migliori cestisti della NBA, della quale Bryant è stato per moltissimi anni protagonista. Kobe vi prese infatti parte per ben 18 volte, e fu votato per quattro miglior giocatore del match; nel 1997 si aggiudicò anche la gara delle schiacciate.

La situazione nella Eastern Conference

Ma la NBA è ovviamente soprattutto basket giocato. L’estenuante stagione del basket USA si compone di 82 partite di regular season più le serie da sette gare dei turni di playoff. Al momento siamo giunti poco oltre metà strada, con le squadre che hanno disputato all’incirca una cinquantina di match. La situazione, nelle due conference che compongono la lega, può quindi cominciare ad essere esaminata in vista dei playoff, che prenderanno il via il prossimo 18 aprile e cui prenderanno parte le migliori 8 formazioni di ciascuna conference.

A est, tutto sembra piuttosto definito, almeno per quanto riguarda le favorite. In testa ci sono i Milwaukee Bucks della stella Giannis Antetokounmpo. La squadra del Wisconsin sta letteralmente dominando la lega, con il miglior record assoluto e una candidatura alla vittoria finale che non può certamente più essere nascosta. La grande domanda però è: quando le cose si faranno serie nei playoff, reggerà dal punto di vista mentale? La cosa certa è che con un Giannis così e degli scudieri come Middleton e Lopez, la strada verso l’anello non sembra così impervia.

Le altre squadre che nelle division orientali stanno comportandosi bene sono le solite: i Toronto Raptors sono lì a giocarsi il primo posto nella Atlantic Division insieme ai Boston Celtics di Jayson Tatum e Jaylen Brown, un po’ a sorpresa, forse, visto che in estate avevano perso il loro faro Kawhi Leonard. Insieme a queste tre, salvo sorprese nell’ultima parte di regular season, dovrebbero essere i Miami Heat, i Philadelphia 76ers e gli Indiana Pacers a conquistare in scioltezza i playoff. Per gli altri due posti, sarà gara all’ultimo sangue tra Brooklyn Nets, Orlando Magic e i redivivi Chicago Bulls, senza dimenticare però i Washington Wizards.

La Western Conference: c’è vita dopo Los Angeles?

All’inizio della stagione, esperti e analisti concordavano nel dire che quest’anno l’anello NBA sarebbe stato una questione privata tra le due squadre di Los Angeles, i Lakers e i Clippers. Varcata la soglia delle cinquanta gare disputate, il parere rimane ancora concorde, nonostante la stagione mostruosa che stanno facendo i Bucks. Le franchigie californiane sono rispettivamente prima e seconda della Conference e della Pacific Division in cui sono inserite, ma se i giallo-viola di sua maestà LeBron James e di Anthony Davis, al netto dello shock emotivo della scomparsa di Kobe Bryant, sembrano mentalmente pronti alla conquista del titolo, i Clippers hanno talvolta qualche black-out che costa loro qualche partita di troppo.

Sono comunque ancora loro, i favoriti numero uno per la conquista dell’anello. Occhio però anche alla stagione strepitosa, nella Northwest Division, di Denver: i Nuggets, guidati da Andre Drummond, Reggie Jackson e Bruce Brown, stanno facendo sognare gli appassionati di basket del Colorado, lottando alla pari con Utah Jazz e Oklahoma City Thunder. Nella Southwest Division, invece, il testa a testa è tra i funambolici Houston Rockets dei cannonieri James Harden, Russel Westbrook e Ben McLemore e i sorprendenti Dallas Mavericks della stellina slovena Luka Dončić, ormai uno dei migliori talenti del basket mondiale.

L’ultimo slot riservato alle squadre dell’Ovest (una conference che anche quest’anno si conferma più competitiva e combattuta, nonché con migliori valori tecnici in assoluto, rispetto alla Eastern) per i prossimi playoff vedrà probabilmente protagonisti Memphis Grizzlies, Portland Trail Blazers e Phoenix Suns, con Portland che appare un filo meglio strutturata delle altre. Stagione di completa rifondazione, invece, per i Golden State Warriors: i campionissimi degli scorsi campionati hanno attualmente il peggior record assoluto della lega.

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