Curaçao ai Mondiali 2026, ma in realtà è una specie di club della Eredivisie

Molti hanno gridato al miracolo, ma la qualificazione di Curaçao è frutto di una progettazione di lungo periodo seria e ragionata, con un lavoro di scouting non banale. Scopriamo il segreto di questa impresa.

Qualificazione Curaçao, sfruttare la diaspora

Fino allo scorso 19 novembre la nazione più piccola ad essersi mai qualificata a un mondiale di calcio era l’Islanda, 330.000 abitanti, che era riuscita a staccare il pass per il torneo di Russia 2018. Il record, però, anche grazie al nuovo formato a 48 squadre, è stato infranto quest’anno da una nazione ancora più piccola, un posto che molti, compreso il sottoscritto, non saprebbero nemmeno bene posizionare sulla mappa del mondo: Curaçao.

Quest’isola caraibica di 444 chilometri quadrati, distesa di fronte alla coste venezuelane, è una nazione costitutiva del Regno dei Paesi Bassi, in pratica un po’ come Galles, Inghilterra, Scozia e Irlande del Nord lo sono del Regno Unito. Ma com’è riuscito un luogo tanto remoto, così scarsamente esteso e con una popolazione pari a un quartiere di Milano a riuscire a strappare il pass mondiale?

Stadio, bandiera di Curacao

L’incredibile storia di Curaçao ai Mondiali 2026

L’impresa è arrivata in maniera molto meno casuale di quanto si potrebbe immaginare. Tutto comincia a prendere forma nell’estate del 2014. In quel momento Patrick Kluivert è l’assistente di Louis Van Gaal sulla panchina dell’Olanda ai Mondiali brasiliani del 2014, un torneo che per gli Orange terminerà con un inaspettato terzo posto e una semifinale persa contro l’Argentina soltanto ai calci di rigore.

Dopo la Coppa del Mondo Van Gaal va al Manchester United. Vorrebbe portare Kluivert con sé, ma l’ex attaccante di Ajax, Milan e Barcelona rifiuta la proposta. Ha in testa, già da un po’, un progetto un po’ più ambizioso, vale a dire quello di ristrutturare il calcio in un posto del mondo che porta sulla pelle e nel cuore, l’isola nella quale è nata sua madre: Curaçao.

Kluivert diventa commissario tecnico dell’isola caraibica nel marzo del 2015 e inizia un certosino lavoro di scouting partendo da un’idea semplice, ma molto efficace: cercare quelli come lui, figli di seconda o anche terza generazione che Curaçao a volte non ci sono nemmeno mai stati, che l’hanno solo sentita nominare in famiglia, ma che nel frattempo si sono imposti nel calcio, almeno fino a un certo punto.

Comincia così, con Patrick Kluivert alla guida delle Blue Waves, la ricerca di ragazzi, di giocatori, con radici Curaçaoane, che giocano ad alto livello in giro per il mondo (principalmente in Europa, soprattutto in Olanda), ma che non sono mai riusciti ad entrare nella nazionale olandese.

La mossa paga. Sono tanti i calciatori che, sia per orgoglio, sia per un senso di appartenenza familiare difficile da spiegare, accettano di indossare la maglia di Curaçao, quella nazione che loro conoscono spesso solo attraverso le storie dei genitori, e con cui oggi, grazie al pallone, possono ricostruire un rapporto diretto.

Si punta, soprattutto, su ragazzi che hanno fatto la trafila delle nazionali giovanili olandesi, senza però mai compiere lo step definitivo verso la selezione maggiore. Si cerca, però, un po’ ovunque in giro per l’Europa, visionando centinaia di giocatori eleggibili e costruendo un enorme database, oltre che un modus operandi, che cambierà per sempre il modo di lavorare nelle strutture federali di Curaçao.

Una nazionale in crescita costante

Kluivert in due anni mette in piedi una vera e propria rivoluzione e raggiunge subito dei risultati concreti. Porta Curaçao alla Concacaf Gold Cup nel 2017, a distanza di quasi 50 anni dall’ultima volta, e poi se ne al Paris Saint Germain, dove viene nominato direttore sportivo.

Al suo posto resta però il suo vice, che fino al 2020, Remko Bicentini, che fino al 2020 consolida il lavoro di Kluivert e continua nell’opera di scouting. Curaçao cresce. Alla Gold Cup del 2019 arriva addirittura ai quarti di finale, mentre alle qualificazioni mondiali 2022 si presenta dopo un triennio di rocamboleschi cambi in panchina che vedono avvicendarsi Hiddink, il ritorno di Kluivert, Art Langerer e quindi un altro ritorno, quello di Bicentini.

Alla fine, nonostante il caos, Curaçao fra 3 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta, il miglior ruolino di marcia di sempre, e si presenta alle qualificazioni 2026 con il mitico Dick Advocaat in panchina. Il resto è ormai storia popolare, con le 7 vittorie e i 3 pareggi in 10 partite e lo 0-0 di Kingston, contro la Giamaica, dello scorso 18 novembre, che sancisce la qualificazione alla Coppa del Mondo 2026.

Nonostante le scommesse sui Mondiali siano dominate da Spagna e Inghilterra, inserita nel girone con Germania, Costa d’Avorio ed Ecuador, la nazionale di Curaçao potrebbe riservare qualche incredibile sorpresa. Nel suo undici titolare, infatti, ci sono anche giocatori parecchio interessanti come Jordi Paulina, piccola stella ventenne della seconda squadra del Borussia Dortmund.

Infine, c’è il fantomatico Tatih Chong, il più forte della rosa, l’unico calciatore della selezione di Curaçao effettivamente nato nella capitale dell’isola, Willemstad, oggi ventiseienne centrocampista dello Sheffield United e di cui qualche anni fa, uscito dalle giovanili del Manchester, si parlava come di uno dei grandi prospetto del calcio europeo. E allora occhio a non sottovalutare Curaçao.

Mauro Mondello: redattore di sitiscommesse.com
Mauro Mondello

Le analisi sportive di Mauro Mondello sono plasmate da un’esperienza giornalistica di livello internazionale (The Guardian, La Repubblica, L’Ultimo Uomo) e dal prestigio di un passato come Yale World Fellow. Porta questa prospettiva unica nel suo ruolo di voce autorevole di Talkbet&Risposta e offre pezzi di approfondimento che coniugano dati, storie e spessore.

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