Storia del Gran Premio d’Emilia Romagna, che fu gran premio di San Marino
La Formula 1, in Emilia-Romagna, arrivò per la prima volta nel 1980. Da allora sul circuito intitolato a Enzo e Dino Ferrari si sono consumate straordinarie vittorie e immani tragedie, nel segno del mito. Ecco com’è nato tutto.
La nascita del GP d’Imola
L’idea nacque, come spesso accade, quasi per caso. Il mitico geometra Campagnoli del Comune di Imola cominciò a parlare con un gruppo di amici, tutti appassionati di motori, della possibilità di realizzare una pista sulla riva destra del fiume Santerno collegandola con il Parco delle Acque Minerali e i promontori collinari distribuiti intorno alla cittadina.
Francesco Costa, per gli amici Checco, all’epoca presidente del club motoristico di Imola, fu da subito entusiasta della prospettiva e cominciò a ragionare sulle opzioni possibili del circuito, disegnando le curve e immaginando in maniera sempre più concreta la realizzazione della pista.
Vale la pena menzionare che Checco Costa altri non era che il padre del mitico dottorcosta, vale a dire Claudio Costa, l’ideatore, oggi in pensione, della Clinica Mobile, da anni punto di riferimento essenziale per il primo soccorso ai piloti di motociclismo in seguito a incidenti durante i weekend di gara.
Pian piano, da un’idea da molti considerata strampalata, si mise in moto una macchina organizzativa importante. Venne fondato ufficialmente, nel 1947, l’Ente Sport e Turismo Imola (ESTI) e si cominciò a capire da dove potessero arrivare i fondi. Fu inevitabile, vista la zona nella quale si stava progettando di realizzare il circuito, andare a bussare alla porta di Enzo Ferrari.
Il mitico Drake rispose presente e si interessò personalmente dell’iniziativa, mettendo insieme un buon gruzzolo e coinvolgendo diversi imprenditori della zona, compresi i rivali-amici fratelli Maserati (una rivalità ancora oggi vivace, anche fuori dalle due ruote), con i quali condivideva la speranza che il nuovo circuito potesse essere qualcosa in più di un tracciato extraurbano, dunque una pista aperta al traffico e inglobata nel sistema stradale urbano.
Si cominciò così a ragionare, in maniera sempre più consistente, sul far diventare il circuito una struttura dedicata in maniera esclusiva alle gare e ai collaudi di mezzi sportivi. E d’altronde ad appoggiare questo punto di vista c’era il parere, estremamente importante, anche di Giovanni Canestrini, voce importante dell’Automobile Club d’Italia e che da tempo spingeva per la realizzazione di un secondo impianto per le corse sportive, dopo quello di Monza.
Venne allora ridimensionato il tracciato, portandolo ai 5 chilometri minimi previsti dalla federazione internazionale come condizione imprescindibile per ottenere l’omologazione, e si riuscì a ottenere anche la fondamentale approvazione del CONI, con la quale arrivò anche il primo nome ufficiale del tracciato: Auto-motovelodromo Prototipo CONI di Imola.
I soldi a quel punto non tardarono a essere trovati. Si attivarono le istituzioni e dalle banche venne approvato un finanziamento di quasi 50 milioni di lire, una cifra che si aggiunse agli altri contributi, pubblici e privati, che alla fine avrebbero raggiunto l’ammontare di circa 135 milioni, vale a dire la cifra complessiva necessaria per la costruzione dell’impianto.
I lavori partirono alla fine di marzo del 1950 e vennero completati a metà ottobre del 1952, quando si effettuò il collaudo del circuito ed Enzo Ferrari fece girare in pista il mitico Alberto Ascari su una 340 Sport: era ufficialmente nato il circuito di Imola.
GP dell’Emilia Romagna, cominciano le gare
Il nuovo circuito apre i battenti il giorno della Liberazione: 25 aprile 1953. La pista viene inaugurata dal Gran Premio CONI di motociclismo, nelle categorie 125 e 500 cavalli, oltre che da una nuova competizione creata per l’occasione, il GP Città di Imola, nella quale si sfidano molto della classe 250 cc. Arrivano più di 50.000 persone a popolare gli spalti: è un grandissimo successo.
Il seguito non è però altrettanto travolgente. Dopo la prima gara internazionale, la Coppa Shell, (esattamente un anno dopo l’inaugurazione del circuito, il 25 aprile 1954) ideata da Costa e nella quale si sfidano moto 250, 350 e 500, è il momento, nel giugno del ’54, delle auto, con una sfida epica, nel Gran Premio Shell, fra Ferrari e Maserati che nel giugno di quell’anno, di fronte a quasi 40.000 spettatori, si sfidano in una gara vinta da Umberto Maglioli al volante di una Ferrari 500 Mondial.
Il 1963 è l’anno della Formula 1, con le monoposto a sfrecciare fra le curve del Santerno (da sempre la pista è chiamata anche così) ma di fatto il circuito è poco utilizzato: le strade sono aperte al traffico e ci sono ritardi importanti nella definizione di opere fondamentali come tribune e box. La svolta arriverà soltanto a metà anni Sessanta.
Per avere l’esordio della Formula 1 con una gara ufficiale bisognerà aspettare il 1980, dopo decenni nei quali il circuito cambia moltissimo, fino a strappare la sede di GP d’Italia a Monza. Le cose vanno bene, a tal punto che nella stagione 1981 la federazione internazionale decide di riportare Monza in calendario, ma di tornare anche a Imola, con la dicitura “Gran Premio di San Marino”.
L’arrivo della Formula 1 non è però tutto rose e fiori, in quanto cristallizza alcuni problemi di sicurezza che rendono il circuito già antiquato. L’anno horribilis è il 1994, con un weekend di gara che passerà alla storia come il più nero di sempre nelle competizioni automobilistiche.
Perdono infatti la vita due piloti: Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, oltre a numerosi altri incidenti occorsi a Rubens Barrichello, JJ Lehto e Michele Alboreto, con ferimenti anche sugli spalti a causa di ruote staccatesi dalle vetture e che raggiungono gli spettatori.
In conseguenza di questi fatti tragici il circuito viene profondamente modificato, rallentando la curva del Tamburello, dove morì Senna, la curva Villeneuve, dove andò a schiantarsi Ratzenberger, e i blocchi della Acque Minerali, della Rivazze e della Variante Bassa, dove vennero inserite vie di fuga molto più sicure.
Il futuro non è però roseo. Nel giro di pochi anni vanno via sia motomondiale, nel 2000 che Formula 1, nel 2006, ormai convinte che il tracciato non sia all’altezza delle necessità organizzative di due eventi di questa portata. Si portano nuove modifiche, si ricostruiscono i box, e nel 2020 la Formula 1 rientra, con il rinnovato nome di Gran Premio di Emilia Romagna.
Il resto, è storia recente, con un autodromo finalmente moderno, sicuro e polifunzionale, divenuto negli ultimi anni punto di riferimento in termini di sostenibilità ed innovazione e dal calendario fittissimo di eventi.