Ted Lasso e non solo, le migliori serie tv sullo sport da vedere
Storie appassionati, personaggi coinvolgenti, intrecci che vanno molto oltre lo sport. Ecco alcune delle produzioni a tema sportivo che hanno letteralmente stregato il pubblico e che sono ormai dei casi mondiali.
Non solo Ted Lasso
Tutto è cominciato con Ted Lasso, la pluripremiata serie televisiva a tema sportivo, nella quale il personaggio del titolo, interpretato da Jason Sudeikis, arriva dagli Stati Uniti, ex allenatore di football, per allenare in Inghilterra una squadra di calcio, il Richmond, senza avere la più pallida idea di come si giochi a pallone.
All’inizio i produttori non immaginavamo un successo della serie, giunta già alla terza stagione, cosi strepitoso, ma la realtà è che molti dei temi toccati dai contenuti a sfondo sportivo uniscono ritmo avvincente, relazioni interpersonali, temi “alti” come quello della gestione psicologica della pressione, risultando “naturalmente interessanti” anche per chi di sport non si è mai interessato.
C’è però molto altro, oggi, nella galassia delle cosiddette “serie sportive”. Ad esempio, ha riscosso un enorme successo anche Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers, che racconta, con un cast stellare di tutto rispetto, il dietro le quinte di una delle squadre di basket più forti di tutti i tempi, utilizzando però la storia di sport per proporre un affresco a tuttotondo degli anni Settanta e Ottanta.
Si parla di basket, ma anche della battaglia di Magic Johnson per sconfiggere l’AIDS, e insomma si parte dal particolare per raccontare l’universale, con le battaglie di campo che diventano il sottofondo per descrivere i grandi cambiamenti sociali e culturali dell’epoca.
Andando indietro nel tempo, ma restando al basket, come non menzionare una serie mitica, di quando ancora le serie quasi non esistevano e venivano chiamate “telefilm”. Si tratta di One Tree Hill, nove stagioni fra il 2003 il 2012, trasmesse in Italia su Rai 2 e oggi facilmente recuperabili online.
Molti la descrivono come un contenuto per adolescenti ma in realtà One Tree Hill è una gemma pop che ha lanciato numerose carriere nel sottobosco di Hollywood, raccontando la storia e le vicende emotive di due fratellastri che si odiano e si amano, mentre giocano a basket in un paesino della Carolina del Nord: un capolavoro di americanismo.
Rimanendo in atmosfere del passato, impossibile non menzionare Cobra Kai, l’operazione che ha riportato sugli schermi una sorta di sequel di Karate Kid, con una serie che, in sei stagioni dal 2018 al 2025, riprende il filone del karate come mezzo di riscatto sociale.
Cobra Kai è un un tripudio di emozioni brutali, imbarazzi giovanili, momenti spettacolari di karate e un pizzico di nostalgia sapientemente buttata dentro con toni a volte molto bassi. E poi questa è una serie dove tutto sembra normale, con esseri umani complessi, con un’idea del bene e del male molto concreta nella sua impercettibilità.
Altra segnalazione d’ufficio riguarda Friday Night Lights, serie pluripremiata e che ha ribaltato molti degli stereotipi cinematografici storicamente legati alla rappresentazione sullo schermo del football americano. Delicata, toccante, meravigliosamente scritta, Friday Night Lights, girata fra il 2006 e il 2011, ha forse avuto più successo di critica che di pubblico, ma resta una pietra miliare delle serie sportive.
Tutto ruota intorno alla piccola città di Dillon, in Texas, e quanto la locale squadra di football influenzi gli equilibri sociali di un’intera comunità. Ci sono i sentimenti, c’è lo sport, c’è, in una parola, la vita in questa serie intrisa, com’è inevitabile, di untuosissimo americanismo, ma anche di ottimo cinema.
Il sottobosco delle serie sportive
Cancellata a causa del COVID, e anche perché accolta bene, ma non entusiasticamente, e invece contenuto, secondo chi scrive, molto interessante, è la serie Glow, il racconto, ambientato negli anni Ottanta, di un’aspirante attrice che si trova coinvolta in un programma di wrestling in mezzo a una serie di pazze scatenate.
Glow è vivace, audace, colorato, energico, spesso sopra le righe grazie a un cast molto vario che da una parte va lodato per la parte sportiva (non ci sono controfigure, le attrici recitano e si impegnano nelle azioni stunt), ma anche per quella di scrittura, in quanto non rifiuta le riflessioni sulle questioni di genere, sul razzismo, su cosa significhi per una donna provare a fare carriera. Insomma, una serie femminista e irriverente che, se non avete visto, va assolutamente recuperata.
Chiudiamo la rassegna con una vera perla nascosta, Kingdom, tre stagioni nelle quali seguiamo Alvey Kulina, un lottatore di MMA in pensione, esperto di arti marziali miste, mentre nella sua palestra, Insieme ai figli Nate e Jay, allena un gruppo di ragazzi difficili, cercando di aiutarli anche sul fronte personale.
Kingdom si distingue da tante serie dello stesso genere per il suo iper-realismo nella rappresentazione delle dinamiche familiari, e per un tono cupo, dark, che non fa sconti alla ricerca del gusto commerciale.