Stipendi NBA: tra cifre folli e ingaggi monstre

In questa stagione 2025/26 Stephen Curry riceverà uno stipendio di quasi 60 milioni di dollari. Una cifra assurda, pazzesca, esempio plastico di quanto ricchi siano oggi i contratti nel basket USA. Scopriamo perché.

Stipendi NBA, le cifre impressionanti

Gli stipendi NBA continuano a crescere a ritmi impressionanti. Le ragioni di questa vera e propria corsa al rialzo stanno in una combinazione di fattori economici, mediatici e strutturali del sistema sportivo statunitense, che si collega ad alcuni avvenimenti finanziari radicali che stanno modificando il volto della National Basketball Association.

Innanzitutto, c’è il giro d’affari. Nella stagione 2023/2024 la NBA ha superato, per volume finanziario, i 12 miliardi di dollari. Una cifra enorme, che peraltro è cresciuta del doppio rispetto al fatturato della lega di dieci anni fa. Questo risultato stato trainato, soprattutto, da tre elementi.

Devin Booker

Devin Booker è tra i giocatori più pagati in NBA

Il prima è relativo ai diritti televisivi. La NBA ha appena chiuso il più ricco contratto di sempre per la trasmissione delle partite, che garantirà alla lega la cifra monstre di 76 milioni di dollari in undici anni. Le partite, come da tradizione, andranno su ESPN e ABC, ma in più si aggiungeranno adesso alcuni passaggi anche su NBC e Amazon Prime.

La Walt Disney Company, proprietaria di ESPN e ABC, ha accettato di pagare 2,6 miliardi di dollari rispetto agli 1,4 miliardi di dollari dell’accordo attuale per mantenere l’esclusività della trasmissione delle finali, mentre è una notizia il ritorno della NBC, che ha trasmesso partite NBA dal 1990 al 2002, ma che da oltre vent’anni era fuori dai giochi.

E attenzione, parliamo soltanto di diritti televisivi per gli Stati Uniti. A questa cifra, infatti, vanno poi aggiunti gli introiti per la trasmissione delle partite in tutto il resto del mondo: la cifra finale va ben oltre i 100 miliardi di dollari per il prossimo decennio. Il secondo fattore è quello legato a merchandising e biglietteria.

Secondo le stime di Investopedia, Visual Capitalist e Sports Value, le franchigie NBA, complessivamente, ricavano oltre 11 miliardi di dollari l’anno da merchandising, biglietteria e introiti vari legati al game day, il giorno della partita.

E poi, ancora, al terzo punto, ci sono le sponsorizzazioni globali, dalle quali arrivano altri 2 miliardi a stagione. Parliamo di accordi commerciali in aumento, anno su anno, di circa l’8% e che vedono aziende come Google, Emirates, Ticketmasters, Nike, legare il proprio nome, a livello planetario, a quello della National Basketball Association.

Perché questa crescita è legata in maniera diretta all’aumento degli stipendi dei giocatori. Innanzitutto, perché, molto banalmente, con più soldi in circolazione è normale che le franchigie siano di disposte e garantire salari più alti. Ma c’è di più, e riguarda la contrattazione collettiva grazie alla quale, dal 2023, viene redistribuito ai giocatori il 50% dei ricavi totali della lega: decisamente niente male.

I contratti più alti della NBA 2025/26

Il giocatore più pagato della NBA in questo momento è Stephen Curry, con il primo contratto della storia NBA ad arrivare a quota 60 milioni di dollari per una stagione singola. Curry, peraltro, con questa estensione contrattuale, che lo lega ai Golden State Warriors fino alla fine della stagione 2027, diventa il terzo giocatore bella storia della pallacanestro statunitense a superare quota 500 milioni di dollari di compensi contrattuali in carriera, insieme a Lebron James e Kevin Durant.

Dietro di lui, secondo i report di ESPN, c’è Joel Embiid, con uno salario stagionale da 55 milioni di dollari. Il ragazzo camerunense, ormai cittadino americano, ha firmato con Philadelphia nel settembre del 2024 un’estensione del suo contratto da 193 milioni di dollari per quattro stagioni, fino alla stagione 2028/2029.

Sul terzo gradino del podio, con una cifra praticamente identica a quella di Embiid, c’è il serbo Nikola Jokic. Il centro dei Denver Nuggets nel luglio 2022 firmò quella che, all’epoca, diventò la firma più costosa nella storia della lega: 264 milioni di dollari per cinque anni, fino alla fine del 2027. Soldi, c’è da dire, ben spesi, considerato l’apporto di Jokic ai risultati dei Nuggets.

Dietro i tre salari top NBA, non si sta comunque male. Nel club dei salari da minimo cinquanta milioni di dollari l’anno ci sono infatti, dal più al meno pagato nella forchetta 54 a 50 milioni, anche Kevin Durant, Giannis Antetokounmpo, Luka Doncic, Jimmy Butler, Anthony Davis, Jayson Tatum, Bradley Beal, Devin Booker, Karl-Anthony Town, Jaylen Brown, Lebron James, Paul George e Kawhi Leonard.

Decisamente una lista niente male, che non esaurisce integralmente il discorso sui salari NBA. Oltre alle cifre più alte infatti, la NBA si distingue anche per i minimi salariali. Un giocatore di pallacanestro tesserato per una franchigia della National Basketball Association ha uno stipendio minimo annuale di 1.272.870 dollari, oltre 400.000 dollari in più di un giocatore al minimo salariale della NFL e mezzo milione di dollari in più di una base contrattuale MLB: giocare a basket, negli USA, conviene.

Mauro Mondello: redattore di sitiscommesse.com
Mauro Mondello

Le analisi sportive di Mauro Mondello sono plasmate da un’esperienza giornalistica di livello internazionale (The Guardian, La Repubblica, L’Ultimo Uomo) e dal prestigio di un passato come Yale World Fellow. Porta questa prospettiva unica nel suo ruolo di voce autorevole di Talkbet&Risposta e offre pezzi di approfondimento che coniugano dati, storie e spessore.

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