Gioco illegale: 9 anni per ex boss della Banda della Magliana
Un criminale ex componente della Banda della Magliana è tra gli imputati di spicco condannati nell’ambito della cosiddetta Operazione Jackpot, che ha comminato circa 70 anni di carcere, nove dei quali all’ex boss oggi sessantottenne.
Operazione Jackpot: condanne per 70 anni di galera
Per i tempi – a volte veramente biblici – della giustizia italiana, i cinque anni occorsi alla cosiddetta Operazione Jackpot per arrivare a sentenza non sono poi così tanti. Era il febbraio del 2020, la pandemia del Covid non era ancora esplosa e trentotto persone erano state tratte in arresto, nell’ambito di questa vasta operazione di polizia che aveva sgominato un sodalizio criminale che operava nella Capitale.
Tra i vari capi d’accusa, c’era anche il controllo e la distribuzione di apparecchiature per il gioco d’azzardo, dalle slot machine ai videopoker, con metodi ritenuti mafiosi e con un notevole numero di illeciti collegati. E i metodi sono stati accertati, visto che di recente l’inchiesta è giunta a conclusione con circa 70 anni complessivi di carcere comminati.
Di questi, nove sono stati inflitti a Salvatore Nicitra. L’uomo, di origini siciliane e oggi sessantottenne, era un soggetto molto noto alle forze dell’ordine per essere elemento di spicco della Banda della Magliana. Dopo lo scioglimento del famigerato sodalizio criminale romano, Nicitra si era guadagnato l’appellativo di “Re di Roma Nord” e il suo nome era entrato in diverse inchieste, prima di questa Operazione Jackpot.
Tra i condannati anche un ex della “Magliana”
Nonostante si trattasse di un gruppo di soggetti autori di crimini efferati, o forse proprio per quello, le vicende della Banda della Magliana hanno avuto una presa incredibile sul pubblico, grazie al libro “Romanzo Criminale”, da cui furono tratti un popolare film e una serie ancora oggi amatissima. E proprio di Enrico De Pedis, detto “Renatino”, Nicitra era uno dei collaboratori più stretti.
In base a quanto emerso da varie testimonianze anche da parte di pentiti, proprio la rete di relazioni criminose intessute ai tempi della “Banda” avevano permesso a questo sodalizio criminale di mettere in piedi una sorta di racket, che si occupava di distribuzione di apparecchi da intrattenimento per gioco d’azzardo, ma anche giochi e scommesse online, ovviamente con macchine e dispositivi privi di autorizzazione o scollegati dalla rete ADM.
Il gruppo gestiva questo tipo di affari illeciti a Roma Nord ma anche nella provincia. Il totale degli anni di carcere inflitti, tuttavia, è relativamente basso in rapporto al numero dei soggetti condannati, 17. Ciò è dovuto al fatto che per i condannati, oltre all’associazione a delinquere riconosciuta dai giudici della IX sezione del Tribunale di Roma, non è stata riscontrata anche l’aggravante del metodo mafioso.
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