Come nascono gli Internazionali di tennis di Roma
Tutto nacque grazie a un viaggio a Parigi e Londra e a un conte che, affascinato dallo spettacolo offerto nei circoli del Racing Club de France e di Wimbledon cominciò a pensare in grande. Ecco la storia degli Internazionali d’Italia.
Internazionali di Roma, nascita di un mito nell’epoca fascista
Alberto Bonacossa era un personaggio eclettico e avventuroso, amante dello sci, del tennis, del motociclismo. Figlio del conte Cesare Bonacossa, ancora oggi è considerato uno dei padri fondatori dello sport moderno in Italia, cui dedicò praticamente tutta la sua vita.
È questa la sintesi biografica, la fotografia minima eppure ben calzante, dell’uomo cui più di tutti si deve la fondazione dei Campionati Internazionali d’Italia di tennis, da quasi 100 anni considerati il più importante evento tennistico del nostro paese e fra i più prestigiosi nel calendario internazionale del tennis professionistico.
Tutto cominciò con un viaggio che il quarantaseienne Alberto compì nell’estate del 1929. Il suo fu un lungo peregrinare in giro per un’Europa che vive la lenta ripresa economica dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. In Italia, nel pieno del ventennio fascista, siamo nell’anno dei Patti Lateranensi, stipulati fra Benito Mussolini e il segretario di Stato vaticano Pietro Gasparri e che ancora oggi regolano i rapporti fra governo italiano e Santa Sede.
Ecco, è in questo contesto che Alberto Bonacossa si mette in viaggio e visita, fra le tante mete del suo andare, le due capitali più importanti di quell’Europa d’inizio Novecento: Parigi e Londra. Appassionato tennista (partecipò con la maglia dell’Italia, in singolare, anche alle Olimpiadi di Anversa del 1920) Bonacossa durante il suo soggiorno parigino assiste agli Internazionali di Francia e ne resta estremamente affascinato.
Il 3 giugno del 1929 è allo stadio Roland Garros, costruito appena un anno prima, ad assistere alla finale fra due dei cosiddetti “quattro moschettieri” del tennis francese: Jean Borotra, il basco volante, e il mitico René Lacoste, detto il Coccodrillo per la sua spietatezza nello sconfiggere gli avversari.
Proprio Lacoste, il fondatore di uno dei marchi più riconosciuti della moda del nostro tempo, vinse quella finale, con Bonacossa estasiato non solo dallo spettacolo in campo, ma anche dalla straordinaria organizzazione del torneo.
Qualche settimana più tardi, il 6 luglio del 1929, per essere precisi, Bonacossa, ancora in giro per il continente, è a Londra. Per essere precisi, si trova nel comprensorio dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon, dove si sta tenendo la finale della quarantanovesima edizione del torneo di singolare maschile di tennis.
A sfidarsi, ancora una volta, sono due dei Quattro Moschettieri francesi: Henri Cochet, soprannominato “il Mago” batte 6-3, 6-4, 6-3 Jean Borotra. Fra le donne invece, si sfidano le due statunitensi Helen Willis ed Helen Jacobs, con un netto 6-1, 6-2 in favore della Willis.
Bonacossa, ancora una volta, è sovrastato dall’entusiasmo. Lo spettacolo del torneo, che ha seguito per tutte e due le settimane di svolgimento, lo colpisce profondamente e decide così, senza pensarci oltre, che anche l’Italia deve avere un suo grande torneo di tennis: nascono in quel momento, nella mente di Alberto Bonacossa, gli Internazionali d’Italia.
Il primo torneo, nel 1930
La prima edizione dei campionati internazionali italiani di tennis si gioca, appunto, nel 1930. Come sede viene scelto il Tennis Club di via Arimondi, a Milano, nella zona del Portello, un luogo di grande eleganza che esiste ancora oggi: è uno dei tennis club più esclusivi della città milanese e le iscrizioni sono chiuse ormai da anni.
Si giocano i singolari uomini e donne e il doppio solo per le donne. È un torneo chiaramente molto più limitato, in quanto a numeri e prestigio, rispetto ai fasti cui il conte Bonacossa ha assistito nei tornei di Parigi e Londra, ma che registra comunque un buon successo di pubblico.
Si parte, in tutti e tre i tornei, dai quarti di finale, quindi otto uomini, otto donne ed otto coppie. Numeri decisamente più limitati rispetto a Parigi, dove si comincia da un primo turno con oltre settanta giocatori, e lontanissimi da Wimbledon, che già nel 1929 ha un tabellone da almeno 128 giocatori e giocatrici per ognuno dei tornei: uomini, donne, doppio maschile, femminile e misto.
I primi Internazionali d’Italia li vince, fra gli uomini, lo statunitense Bill Tilden, un tennista importante, che qualche settimana dopo la vittoria a Roma arriverà prima in finale al Roland Garros e poi a vincere il torneo di Wimbledon.
Fra le donne, invece, a trionfare sarà la spagnola Lìlì de Alvarez, anche lei una tennista di tutto rispetto, vincitrice del Roland Garros nel 1929. De Alvarez, peraltro, vincerà anche il doppio, in coppa con Luciana Valerio, l’italiana sconfitta in finale di singolare.
Il torneo si continuerà a giocare a Milano fino all’edizione del 1935, quando verrà spostato a Roma, al Foro Italico, prima di venire sospeso, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dal 1936 al 1949. Tornerà nel 1950 e a parte una brevissima parentesi, quella del 1961, quando si sposterà al Circolo della Stampa di Torino in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, si giocherà sempre al Foro Italico, dove si tiene ancora oggi e dove, sul campo centrale, si sfideranno fra il 29 aprile e il 18 maggio i migliori e le migliori tenniste del mondo.