Le migliori vittorie italiane di tappa di sempre al Giro d’Italia

1292 vittorie portate a casa da 387 ciclisti nell’arco di 107 edizioni. Sono i numeri che contraddistinguono il mito degli ciclisti azzurri nella loro corsa più amata. Andiamo a ricordare le vittorie più straordinarie al Giro d’Italia.

Vittorie al Giro d’Italia, da Coppi a Pantani

Il recordman assoluto è Mario Cipollini, che con le sue 42 vittorie, messe insieme fra il 1989 e il 2003, ha illuminato per anni gli sprint della Corsa Rosa. Il primo di tutti invece fu Dario Beni, che il 13 maggio del 1909 vinse la prima tappa, da Milano a Bologna, 397 chilometri, del primo Giro d’Italia.

Quando però si parla di mito e delle vittorie italiane più iconiche nella storia del Giro non si può non partire dal ciclista che più di tutti ha rappresentato l’Italia: Fausto Coppi. La sua vittoria nella diciassettesima tappa del Giro d’Italia 1949, 254 chilometri da Cuneo a Pinerolo girovagando attraverso alcuni dei passi alpini più alti della zona, resta ancora oggi, probabilmente, la più importante nella storia della Corsa Rosa ed è considerata, in generale, una delle imprese sportive più straordinarie di sempre.

Ciclisti, bandiera italiana, logo Giro d'Italia

Le più belle vittorie italiane al Giro d’Italia

Quella tappa, corsa il 10 giugno del 1949, darebbe filo da torcere persino ai corridori supertecnici e ipertecnologizzati di oggi, mentre allora venne corsa fra strade di terra e biciclette con cambi durissimi. Coppi, al quale, vista la classifica, sarebbe bastato non perdere di vista lo storico rivale Bartali, decise di attaccare sulla prima salita, a 190 chilometri dall’arrivo.

Staccò subito tutti e arrivò da solo, fino alla fine, dopo nove lunghissime ore passata a scalare le Alpi, lasciando a Bartali, secondo, un distacco di 12 minuti. Il racconto di quell’impresa, che dal vivo videro in pochissimi, è arrivato sino ad oggi grazie alla telecronaca di Mario Ferretti e al resoconto del grande Dino Buzzati, che parlò di quella giornata descrivendola come una “tappa divoratrice di uomini”.

Coppi poi quel Giro lo avrebbe stravinto, tenendo Bartali a 23 minuti di distanza nella classifica finale e la sua vittoria a Pinerolo sarebbe diventata una delle leggende più epiche della sua incredibile carriera. E parlando di leggende, non si può continuare con colui che per molti appassionati, almeno a livello simbolico, raccolse tanti anni dopo il testimone di Coppi: Marco Pantani.

Delle sue diverse vittorie al Giro sono due, più di tutte, che meritano di essere citate in questo pezzo. Innanzitutto il successo di tappa di Montecampione, dove qualche anno fa è stata addirittura posta una statua in memoria della grande impresa del Pirata. Quella di Montecampione fu la prima vittoria al Giro di Marco Pantani, il successo che diede inizio alla sua straordinaria leggenda.

La tappa si inerpicava poi sulle Alpi sino ad arrivare, appunto, a Montecampione, in provincia di Brescia, dopo 243 chilometri. Pantani, che si era già fatto vedere al Tour dell’anno precedente, decide di attaccare Pavel Tonkov con scatti a ripetizione, sfiancandolo e riuscendo a staccarlo a tre chilometri dall’arrivo.

La seconda invece riguarda un Giro amaro per Pantani, che verrà estromesso alla ventunesima tappa per irregolarità nei valori di ematocrito, ma che qualche giorno prima ha dato spettacolo al Santuario di Oropa, nelle Alpi Biellesi.

Pantani ha preso la maglia rosa il giorno precedente e conduce in classifica generale con 53 secondi di vantaggio su Paolo Savoldelli e 1 minuto e 20 su Ivan Gotti. La tappa del giorno dopo ha una salita finale leggera, sono circa 12 chilometri intorno al 6% di pendenza, niente di trascendentale.

Succede però che proprio ai piedi della salita Pantani ha un salto di catena, si deve fermare, perde quasi un minuto e intanto davanti, accortisi che è in difficoltà, tutti i big cominciano a scattare. Ma Pantani non molla.

La Mercatone Uno, la sua squadra, lo aspetta, e Pantani parte a testa bassa e nel giro di 6 chilometri supera più di cinquanta corridori, andando a prendere, a tre chilometri dall’arrivo anche il suo più diretto avversario, il francese Jalabert, prima di andare a vincere, senza esultare: non pensava di aver ripreso tutti.

Le vittorie del nuovo millennio e una bonus track

Anche gli anni dal 2000 in avanti hanno regalato alcune imprese epiche firmate dai ciclisti italiani dal Giro. Una di quelle più recenti rimasta negli occhi di tutti gli appassionati riguarda quello che è forse l’ultimo ciclista di razza sfornato dal nostro paese: Vincenzo Nibali.

Una delle tappe simbolo della sua classe in sella a una bici è senza dubbio la Pinerolo – Risoul del 2016, 162 chilometri grazie ai quali, contro ogni pronostico, Nibali cominciò una rimonta che lo portò a recuperare il tempo perduto sui diretti avversari, arrivando a vincere, inaspettatamente, la Corsa Rosa.

Splendida, senza dubbio da citare fra le più belle vittorie italiane al Giro d’Italia, fu anche la vittoria di Fabio Aru nella quindicesima tappa del giro 2014. Il corridore sardo, che a quel giro, vinto da Nairo Quintana, sarebbe arrivato terzo, staccò tutti a tre chilometri dall’arrivo, chiudendo a braccia alzate a Montecampione.

Infine, chiudiamo con “una vittoria bonus”, datata 1993: il successo, l’unico al Giro d’Italia, del Diablo Claudio Chiappucci. Si andava da Corvara in Badia e si tornava a Corvara in Badia si arrivava, in mezzo 245 chilometri di scalate dolomitiche bestiali: dal Costalunga al Fedaia, fino al Pordoi (due volte) e poi il Campolongo.

Insomma il classico tappone che sconquassa le classifiche. Per una volta El Diablo, famoso per i suoi attacchi spericolati, decise di giocare d’attesa. Si mise alla ruoto di Indurain, fece attaccare Bugno che si fece 60 chilometri di fuga prima di venire ripreso e poi vide, proprio sull’arrivo, la vittoria in volata di Chiappucci: un’ennesimo pezzo di leggenda per un Giro che continua a essere, ancora oggi, uno dei simboli dell’epica sportiva.

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