Coppa Italia, storia di una competizione centenaria
La Juventus è la squadra italiana che si è aggiudicata più volte il torneo, mentre il Milan, con “appena” cinque vittorie, è una delle storiche grandi a non avere particolare feeling la coppa. Ecco com’è nata la Coppa Italia.
Coppa Italia, dalle ceneri di una scissione
Si parte da lontano, addirittura dal 1912, quando durante le discussioni per la riforma dei campionati di calcio italiani il mitico Vieri Arnaldo Goetzlof, dapprima calciatore e poi dirigente del Genoa, mise nero su bianco, per la prima volta, l’idea di una coppa nazionale.
Nella sua proposta di riassestamento delle divisioni calcistiche, Goetzlof ipotizzò di instituire un trofeo, chiamato Coppa Italia, che si sarebbe giocato con turni a eliminazione diretta fra tutte le squadre delle prime tre serie italiane, in gara unica e definendo via sorteggio chi avrebbe giocato in casa.
La proposta di riforma di Goetzlof non passò, sconfitta dal cosiddetto “progetto Valvassori-Faroppa”, ma nonostante questo di una coppa nazionale si continuava a parlare. Nel 1915, tre anni dopo la proposta Goetzlof, la Federazione Italiana Gioco Calcio cominciò a ragionare in maniera molto decisa rispetto alla definizione di una competizione chiamata Coppa del Re.
Al torneo avrebbero partecipato 64 squadre da tutte Italia, ma non partì sotto i migliori auspici. Prima, infatti, venne rubato, e fu poi però recuperato, il trofeo messo a disposizione dalla Casa Reale per la squadra vincitrice. Poi, quando si era ormai pronti per iniziare, arrivò la Prima Guerra Mondiale e con essa la sospensione di ogni attività sportiva: il progetto rimase così, ancora una volta, bloccato.
Ma il seme era forte e difficile ormai da estirpare, tanto è vero che andando a spulciare fra i documenti federali di nuovo nel 1919 si trovano riferimento a una competizione, la Coppa Italia, che ancora non era stata mai disputata, a testimonianza di come sul progetto si stesse continuando a lavorare.
L’occasione definitiva per istituire il torneo arrivò con la faida scoppiata fra grandi club e federazione del 1921. All’indomani della fine del conflitto bellico infatti la Federazione, rinnegando ogni promessa precedente, diede vita a un campionato definito dai giornali dell’epoca come “elefantiaco”, composto da, addirittura, ben 68 squadre.
Succede così che le “grandi”, dal Milan alla Juve, dalla Pro Vercelli all’Andrea Doria, sino a Novara e Bologna, decidono, dopo aver visto per l’ennesima volta frustrato il loro progetto di riduzione del numero di squadre, sul modello inglese, di andarsene per i fatti loro, costituendo quella che passerà alla storia come Confederazione Calcistica Italiana.
La nuova lega organizzerà, fra il 1921 e il 1922, il campionato dei cosiddetti “scissionisti” e metterà la federazione in condizione di grande difficoltà. Abbandonata dalle squadre più importanti il fatto la FIGC si vide costretta a “rinforzare” l’annata calcistica, spogliata di gran parte del suo interesse, con una nuova competizione a eliminazione diretta: era nata la Coppa Italia.
L’inizio difficile della Coppa Italia
La Coppa Italia del 1922 sancisce sì la nascita di un trofeo di lega e federazione, ma non dura molto. Il pubblico è poco interessato a un torneo cui partecipano squadre sconosciute, nel quale fioccano i ritiri e le mancate presentazioni dei club a poche ore dalle partite e che propongono, soprattutto, uno spettacolo molto noioso. È che così che quella coppa, vinta a sorpresa dal Vado, resta nell’oblio.
Il progetto della Coppa Italia sarà ripreso solamente nel 1935, cioè a dire quando il campionato si sarà finalmente adeguato a un formato più moderno, con una massima divisione a 16 squadre e molto più spazio disponibile sul calendario per una nuova competizione.
Il trofeo di Coppa Italia del 1936 diventa così il primo tentativo davvero completo di competizione aggiuntiva al campionato di livello nazionale e sancisce il vero avvio del percorso che ci ha portato sino ad oggi.
Quell’anno la Coppa Italia, per molto la prima vera Coppa Italia, la vince il mitico Torino, cui seguono, anno dopo anno, tutte le grandi: una dopo l’altra portano a casa il titolo Genoa, Fiorentina, Inter e Juventus, fino alla sorpresa Venezia, che nel 1940-41, guidata dai giovani Loik e Valentino Mazzola (che sarebbero poi diventati due grandi stelle) si impone contro ogni pronostico.
Da quel momento in avanti la coppa, anno dopo anno, avrebbe raggiunto un prestigio sempre maggiore, sino all’inizio degli anni 2000, quando l’interesse delle “grandi” verso la Coppa Italia scemò drasticamente dopo la riorganizzazione delle competizioni UEFA, che cancellò la Coppa delle Coppe.
Oggi la Coppa Italia, rinvigorita sia da premi economici interessanti che dalla possibilità, per chi vince, di giocare in Europa League e giocarsi il trofeo della Supercoppa, sta vivendo una (parziale) nuova giovinezza, seppure il format, complessivamente, sia troppo sbilanciato a favore delle grandi, con conseguenze sull’appeal tout court del torneo, che in pratica registra un vero seguito solo a partire dai quarti in avanti, e la sensazione che una nuova crisi sia in di nuovo in agguato.