1908-2025, la storia ultracentenaria del Giro d’Italia

Quella 2025 sarà l’edizione 108 per una delle competizioni più antiche nel mondo dello sport contemporaneo. Ripercorriamone insieme la genesi, le prime edizioni, le imprese ciclistiche scolpite nella pietra del Giro d’Italia.

Giro d’Italia, una corsa da 25.000 lire

È il 5 agosto del 1908. Nella calura estiva di una Milano deserta c’è un uomo che si precipita alla Posta Centrale per inviare due telegrammi. Il testo delle missive è identico per entrambi i destinatari. Le comunicazioni recitano: “Improrogabili necessità obbligano la Gazzetta lanciare subito Giro D’Italia, ritorna a Milano”. La firma è a nome Tullio.

A mandare quei due telegrammi perfettamente uguali è il capo redattore della Gazzetta dello Sport, Tullio Morgagni, un ragazzo di Forlì diventato giovanissimo uno dei perni del quotidiano sportivo più importante d’Italia e che ha già contribuito a lanciare due corse ciclistiche che diventeranno poi due Grandi Classiche: il Giro di Lombardia, nel 1905, e la Milano – Sanremo, nel 1907.

Felice Gimondi al Giro d'Italia

Gimondi, uno dei ciclisti che ha fatto la storia del Giro

I destinatari di quei due telegrammi sono Armando Cougnet, responsabile amministrativo del giornale e responsabile delle pagine del ciclismo, in quei giorni a Venezia con la famiglia, e poi Eugenio Camillo Costamagna, fondatore e direttore della Gazzetta, che sta passando la sua villeggiatura agostana a Mondovì, in provincia di Cuneo, la cittadina in cui è nato.

La questione, come si percepisce dal telegramma, è urgente. Morgagni infatti è venuto a sapere, tramite Angelo Gatti, proprietario dell’Atala, che gli acerrimi concorrenti del Corriere della Sera vogliono lanciare una corsa ciclistica di carattere nazionale, in collaborazione con il Touring Club Italiano e con Edoardo Bianchi, fondatore della mitica Bianchi, la fabbrica di biciclette più antica al mondo.

La rivalità fra i giornali, all’epoca, è una cosa seria, e la Gazzetta non può lasciarsi prendere sul tempo dal Corriere sul ciclismo, soprattutto perché già da tempo nella redazione della “Rosea” si parla della possibilità dell’organizzazione di una corsa che muova dal grande successo registrato in Francia dal Tour de France. Cougnet a vedere il Tour dal vivo ci è andato proprio l’anno prima e da tempo ragiona sulla possibilità di mettere in piedi una corsa a tappe in Italia.

E poi c’è la questione del Giro automobilistico d’Italia, un evento organizzato nel 1901 proprio dal Corriere e che ha riscosso un grandissimo successo: davvero non di può rischiare un altro smacco. Costamagna e Cougnet rientrano a Milano in fretta e furia e tre giorni dopo l’invio del telegramma, l’8 agosto del 1908, i due si incontrano con Morgagni nell’antica sede della redazione, in via Santa Redegonda 10, a due passi dal Duomo.

Il sentimento condiviso è quello di dover battere sul tempo i “nemici” del Corriere, costi quel che costi. Si decide allora di accelerare e addirittura il 24 agosto, a nemmeno venti giorni dall’invio del telegramma, la Gazzetta esce con titolo in prima pagina che annuncia la nascita del Giro d’Italia e un montepremi complessivo da 25.000 lire. È l’inizio, rocambolesco e avventuroso, di uno dei più grandi eventi sportivi del nostro paese.

Le sfide organizzative

Costamagna, Morgagni e Cougnet si rendono subito conto che forse sono andati un po’ troppo di fretta: un conto è battere sul tempo il Corriere, un altro riuscire a superare le enormi difficoltà di organizzare una corsa ciclistica a tappe, di carattere nazionale, nell’Italia di inizio Novecento.

Comincia una corsa contro il tempo. A settembre la Gazzetta pubblica un editoriale, firmato dal direttore Costamagna, nel quale fa capire che si sta lavorando alla competizione, ma mettendo le mani avanti circa possibili ritardi. Intanto Primo Bongrani, ragioniere alla Cassa di Risparmio, comincia a cercare i soldi in ogni dove, su mandato di Cougnet.

Raggranella dove può, mettendo insieme, tra le tante manifestazioni di supporto 1000 lire di donazione del pilota Francesco Lancia, 3500 lire donate cavallerescamente dai rivali del Corriere della Sera. Anche il re fa la sua parte e garantisce, fra i premi, una medaglia d’oro regia.

Si lavora quindi, alacremente, sul percorso. Finalmente l’8 marzo 1909 vengono ufficializzate le otto tappe. Saranno 2500 chilometri, con partenze e arrivi distribuiti fra Milano, Bologna, Torino, Genova, Chieti, Firenze e Napoli. Uno sforzo organizzativo straordinario per la prima edizione di una corsa ciclistica di questa portata.

La risposta è buona. Decidono di partecipare sei squadre: Atala, Bianchi, Stucchi, Dei, Rudge, Chauvin. Più i mitici corridori singoli, che si presentano da soli e devono organizzarsi per tutto, dal mangiare al dormire, soprattutto gli stranieri, che sono parecchi, soprattutto francesi: decisamente altri tempi.

Non si corre ogni giorno, ma alla domenica, al martedì e al giovedì. Bisogna infatti organizzarsi in relazione alle uscite della Gazzetta, che all’epoca va in edicola solo tre volte a settimana: lunedì,mercoledì e venerdì. La partenza è alle 2.53 del mattino del 13 Maggio, si parte presto per non arrivare tardi. Alla fine la corsa la vince Luigi Ganna, su bici Atala: comincia così la storia del Giro d’Italia.

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