Paddy Power e Mr. Green prendono la multa da Irlanda e Svezia

Paddy Power e Mr. Green sono bookmaker famosi, oltre che per motivi squisitamente legati alla proposta scommesse, per l’impiego di strategie di marketing piuttosto spregiudicate e che fanno parecchio rumore. In Irlanda e Svezia però, secondo le autorità competenti questa volta hanno passato il segno. E sono arrivati i richiami ufficiali.

Uno slogan non certo all’insegna della riappacificazione

Palloni da basket e rugby, attrezzi da tennis e altri sport, e i loghi di Paddy Power e Mr. Green

Irlanda e Svezia sanzionano, per motivi differenti, Paddy Power e Mr. Green.

Paddy Power, marchio di punta del gruppo Flutter, un colosso del comparto giochi e scommesse, si è in questi anni fatto conoscere, soprattutto nel Regno Unito, sede principale delle sue operazioni, per strategie comunicative di sicuro effetto e che hanno fatto parlare molto. Lo scorso luglio, per esempio, la sponsorizzazione della squadra di calcio dell’Huddersfield era stata salutata con un kit di divise in cui il logo dell’operatore campeggiava enorme in diagonale sulla maglia: il tutto in realtà celava un intento contrario, ovvero la campagna Save Our Shirt promossa proprio dal bookie per impedire la presenza di sponsor sulle maglie da gioco in Premier League.

Questa volta, però, l’ufficio marketing di Paddy Power l’ha combinata grossa. Il tutto si riferisce a una campagna pubblicitaria apparsa su quotidiani come l’Irish Star e l’Irish Sun, nonché sui profili social del bookmaker, in occasione dell’ultimo Sei Nazioni di Rugby. Lo slogan si rivolgeva direttamente alla squadra inglese, con un testo che a prima vista si riferiva semplicemente agli insuccessi recenti del club di Sua Maestà contro gli irlandesi, ma che in realtà ammiccava nemmeno troppo velatamente alle secolari tensioni tra i due popoli. Lo slogan recitava: “Cara Inghilterra, ci spiace per gli ultimi due anni di dolore, sofferenza e umiliazione. Ne restano solo 798 e saremo pari”.

Frasi esplosive, considerando la storica conflittualità tra inglesi ed irlandesi sfociata in sanguinose guerre, nonché la possibile istituzione di un confine tra i due stati, in caso di Brexit senza accordi con l’Unione Europea. E infatti è stata la stessa ASAI, l’Authority irlandese che vigila su media e comunicazioni, a definire la pubblicità “razzista, offensiva e altamente irriguardosa verso la popolazione inglese”. Al richiamo non sono tuttavia seguite sanzioni ufficiali, perché ASAI ha riconosciuto da un lato l’intento satirico, per quanto molto borderline, dello spot, e dall’altro il fatto che è stato reso pubblico soltanto in occasione del Sei Nazioni.

Mr. Green, che pasticcio con gli utenti auto-esclusi

Mr. Green è uno dei marchi più prestigiosi del gruppo William Hill. Seppure non operante in Italia, il suo nome, o quanto meno il suo logo, è piuttosto conosciuto anche da noi, vista la massiccia presenza in moltissimi altri paesi europei. Nei giorni scorsi, il bookmaker è balzato agli onori delle cronache in Svezia, insieme al suo competitor Karl Casino, per un motivo tutt’altro che piacevole, ovvero l’aver fatto oggetto di campagne di marketing degli utenti iscritti al Registro di Auto-esclusione e quindi che, come tali, non avrebbero dovuto ricevere alcuna comunicazione pubblicitaria.

Gli scommettitori iscritti ai registri di questo tipo (presente anche in Italia: si chiama RUA – Registro Unico di Auto-esclusione ed esiste dal 2018) riconoscono, o anche solo temono, di essere a rischio di gioco compulsivo, scegliendo quindi una auto-esclusione, temporanea o permanente, per prendersi cura di questa problematica. Ricevere pubblicità legate a questo hobby, dunque, potrebbe risultare per loro altamente nocivo.

Mr. Green è stato riconosciuto colpevole di aver inviato mail pubblicitarie proprio a indirizzi appartenenti a scommettitori iscritti al registro (in svedese chiamato Spelpaus). L’Associazione Consumatori del paese scandinavo ha così sanzionato il sito scommesse con una multa di 2 milioni di corone svedesi, corrispondenti a poco più di 190.000€. A nulla è valsa la difesa di Mr. Green e William Hill, che hanno spiegato come il tutto sia stato frutto di un errore tecnico cui i programmatori hanno già posto rimedio, e che comunque gli utenti raggiunti dalla pubblicità non avrebbero in ogni caso avuto possibilità di accedere al proprio account né tanto meno di giocare.

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